
Il 37° salone del libro di Torino? Una immensa fiera, una grande kermesse, uno straordinario pellegrinaggio di sapore medievale, alla Chaucer (I racconti di Canterbury), racchiuso dentro uno spazio di circa 137.000 metri quadrati dentro al mitico, un tempo per lavoro e lotte sindacali, Lingotto (dove prima venivano prodotte le gloriose vetture Fiat e di cui oggi è solo rimasta visitabile la pista di collaudo sul grandioso terrazzo), nel quale sono stati aperti tre giganteschi padiglioni, più sale annesse, contrassegnati da lettere e numeri per indicare gli stand, e una superficie immensa, che si raggiunge dall’esterno, la “Sala Oval”, dove sono state allocate le maggiori case editrici, compresi i Ministeri della Repubblica, col Mim, e le istituzioni civili, carabinieri, vigili, ecc., inclusa la RAI e molti tavoli regionali.
L’evento, dal 15 al 19 maggio, ha ospitato oltre 890 stand con circa 2.000 eventi; poi 51 sale e 180 laboratori. E con un numero di visitatori straordinario, forse spropositato, attratto sia dalle personalità in visita, e dunque dai loro interventi per presentare libri propri o di altri, ma anche dalle curiosità relative alle nuove proposte librarie.
Il tema scelto per l’edizione 2025 è stato: “Le parole tra noi leggere”, che è il titolo del romanzo di Lalla Romano per celebrare l’incontro e dunque il dialogo attraverso la parola scritta, quella rappresentata dai libri.
Ospiti illustri, oltre agli stranieri, Alessandro Barbero, Dacia Maraini, Roberto Saviano, Serena Dandini, Antonio Albanese, Simonetta Agnello Hornby, Licia Troisi. Ma abbiamo visto pure Massimo Cacciari, Piergiorgio Odifreddi, mentre in piacevole conversazione ci siamo intrattenuti con Giordano Bruno Guerri nello stand del “Vittoriale” e vari direttori editoriali di importanti case editrici.
E mentre la folla si accalcava e si smarriva, si cercava e si meravigliava, in determinate sale, a cui si sono stati dati i nomi dei colori dell’arcobaleno, si susseguivano le presentazioni, più o meno gremite e più o meno seguite, a seconda dell’argomento, ma più di tutto sul richiamo della personalità coinvolta, più che del tema.
Come è successo con Luciana Littizzetto e Maria Venier alla sala Oro, ma anche il bagno di folla, nella Sala Rossa, per Gianluigi Buffon, a cui si appaiava ormai quello per il tennis, mentre si riempiva il Bosco degli Scrittori, costituito da centinaia tra alberi, piante e arbusti, sotto cui il pubblico ha assistito agli eventi.
E se da un pulpito è apparso Don Ciotti a parlare di mafia, Roberto Saviano raddoppiava la dose dal palco di Repubblica, raccontando anche le sue amarezze, al contrario di Serena Dandini sempre sorridente e affabile con le tante ragazze che cercano un suo autografo.
Tuttavia, la felice sorpresa che ci ha colto è stata la grande quantità di editori per l’infanzia: una nuova schiera di stampatori bella, fantastica, creativa, con centinaia di titoli tutti accattivanti e tutti in qualche modo composta da autori nuovi, modernissimi.
E ancora di più ci ha ammaliato favorevolmente perché erano tutti, ma proprio tutti, questi padiglioni circondati da scolaresche, da bambini in cerca di nuovi eroi per le loro fantasticherie, compreso un magnifico stand con Geronimo Stillton. e questo mentre maestre eroiche, non guardavano i prodotti, ma i pargoli che erano stati loro affidati, uccidendo l’ansia, se qualcuno si fosse smarrito.
E infatti, l’ingresso B delle scuole è stato quello col serpentone più lungo in attesa di entrare, mentre l’altro, dei visitatori a pagamento, non si è mai esaurito, perché c’è stata sempre gente in arrivo, in continuazione: paziente e costante per entrare.
Abbiamo infatti visto, girando fa una sala e l’altra, un evento e l’altro, un padiglione e l’altro, una veloce colazione e una dissetante acqua frizzante code chilometriche ai 4 ingressi del Lingotto che poi alle stazioni metro, a sera e al mattino, si riformavano, intasando i treni e corridoi, ingressi e biglietterie.
Il silenzio austero di Torino, già capoluogo del Regno, per questo straordinario evento si è capovolto rallegrandosi di voci, assembramenti, gruppi girovaghi.
Un appuntamento fuori dall’ordinario, trattandosi di cultura e di libri, di editoria e di lettori e che per certi versi ci ha fatto riflettere che in fondo non si cercano solo i concerti e le star delle mode o del cinema, ma anche altro, questo particolare altro.
E in modo specifico ci ha colpito il grandissimo numero di ragazzi, di giovani e giovanissimi in cerca non solo di autori da incontrare ma anche di libri da sfogliare e se è il caso acquistare.
In ogni caso, se tantissimi erano i giovani, eccessivo il numero dei visitatori, così numeroso in certi puti da non potere nemmeno camminare o esaminare i libri o assistere a qualche particolare presentazione.
Ma si avvertiva pure che questo popolo, così apparentemente sensibile all’arte e alla conoscenza, aspettava di vedere il grande nome, la vedette dell’editoria, il boss della sapienza, lo scrittore di successo.
E si capiva anche che tanti cercavano l’editore a cui proporre qualcosa, l’agente letterario adatto, il varco per scaricare la mole di scritti tenuti nel cassetto.
In somiglianza forse di tutti quegli altri soggetti che girono attorno al Salone, anche i bar e i ristoranti, i venditori di gadget e quelli di beveraggi. L’uno alla ricerca dell’affare editoriale per passare nella immortalità, al “Fuer ewig goethiano, l’altro intento ad attrarre per chiudere l’affare idoneo a crearsi una posizione finanziaria nell’immediato.
E questo, mentre altre e ancora altre file interminabili cercavano robe da mangiare o da bere e altre punti di riferimento più prosaici, quello dei servizi dove sono proibite le impellenze per causa appunto delle lunghe, gesticolanti codi per trovare un posticino dove cambiare le acque intorbidite dentro le vesciche doloranti.
