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SCIOPERO 5 MAGGIO Le reazioni delle forze politiche e dei sindacati

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Migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia per protestare contro la riforma della scuola del governo Renzi, per uno sciopero generale che alcuni sindacalisti hanno definito “il più grande di sempre”.  Tante le reazioni dei sindacati e delle forze politiche che si riassumiamo in questo articolo.

 

Susanna Camusso (Cgil):  “Si trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate, mentre invece il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione”.

 

Annamaria Furlan (Cisl):  “Questa riforma l’ho letta bene, non mi piace”

 

Carmelo Barbagallo (Uil): ” La scuola italiana non ha bisogno di podestà, ma di essere pubblica, libera e democratica.

 

Rino Di Meglio (Gilda):  “Caro Renzi, scendi tu a parlare in piazza e vediamo quanta gente viene ad ascoltarti. Oggi non è scesa in piazza una minoranza ma tutto il mondo della vera scuola. Se il disegno di legge non verrà stoppato, lo sciopero e le manifestazioni di oggi saranno soltanto l’inizio di una lotta che porteremo avanti percorrendo tutte le strade possibili, senza escludere lo sciopero degli scrutini”.  Infine un messaggio a Renzi, che ha definito “una minoranza” gli insegnanti oggi in sciopero: “Il presidente del Consiglio stia sereno: il disegno di legge lo abbiamo letto bene tutti: è vergognoso e va ritirato”.

 

Achille Massenti (Snals):  “Governo e parlamento ascoltino le richieste della ‘vera buona scuola’ che, con una massiccia adesione allo sciopero, ha chiuso oggi la stragrande maggioranza degli istituti scolastici. Le richieste sindacali, ha voluto precisare  Massenti, mirano a portare nella scuola un clima di serenità che eviti inutili conflittualità e assicuri la dimensione della collegialità e della condivisione dove ogni componente veda riconosciuto il proprio giusto ruolo e la propria dignità al fine di garantire la libertà d’insegnamento  prevista dalla Costituzione”.

 

Gianluca Scuccimarra (Coordinatore dell’Unione degli Universitari): “Oggi nelle piazze italiane con i sindacati 50 000 studenti, ancora una volta accanto i lavoratori, portando le nostre rivendicazioni sull’Università e sulla Scuola, per dire a gran voce che i protagonisti siamo noi e che vogliamo essere ascoltati. Il percorso sulla Buona Scuola, come rischia di essere quello prefigurato sulla Buona Università, si è rivelato un processo esclusivo e decisionista, in cui l’ascolto degli studenti, degli insegnanti, dei genitori è stata solo una finta facciata.

 

Cosimo Scarinzi (CUB – Scuola): “Questo sciopero costituisce la seconda tappa importante della battaglia contro l’idea reazionaria di scuola e di società che il governo Renzi vuole affermare con la prepotenza che ne caratterizza l’operato. Segue infatti lo sciopero nazionale del 24 aprile e rende chiaro a tutti che gli obiettivi della battaglia attuale sono: ritiro del ddl impropriamente definito “la buona scuola”; immediata assunzione su tutti i posti disponibili del personale precario; rinnovo contrattuale con forti incrementi retributivi”.

 

Paolo Ferrero (PRC):  “Ho partecipato ala manifestazione romana contro la riforma governativa: una manifestazione di società, dove c’era tutta la scuola, dagli insegnanti agli studenti. Renzi può dire quello che vuole ma la scuola ha bocciato il Governo”. “Alla scuola pubblica servono risorse non uomini soli al comando: il modello Marchionne ha già fatto abbastanza danni nelle fabbriche per estenderlo anche alle scuole! Renzi  ritiri la riforma e il ministro Giannini se ne vada a casa: bocciati!”.

 

Marta Bonafoni (SEL): “Una grande giornata di partecipazione che parla al Governo e al suo ‘tirar dritto’ di fronte alla domanda di democrazia che la piazza di oggi ha mostrato con forza. Oggi insegnanti, studenti e operatori del sistema scolastico hanno sfilato in tantissimi non per fermare le riforme, ma per chiedere che siano garantiti qualità, diritti, professionalità, democrazia e diritto allo studio. Il governo rifletta su quanto sta avvenendo e apra un dialogo con chi ha a cuore la scuola pubblica e il suo destino. Siamo ancora in tempo per modificare la Buona Scuola”. 

 

Francesca Puglisi (PD): “I tagli del passato hanno generato una marea di precari dai diritti contrapposti. Il governo Renzi investe 3 miliardi di euro all’anno con un piano straordinario di 100 mila e 703 assunzioni e ulteriori 60 mila posti banditi con il prossimo concorso. La professione di insegnante può così tornare ad essere un sogno e non più un incubo che condanna alla precarietà”.

 

Maurizio Lupi (AP): “Uno sciopero contro l’assunzione di oltre 100mila persone non si era mai visto. Ma una cosa deve essere chiara il disegno di legge in discussione in Parlamento non è un decreto/sanatoria per la sistemazione dei precari. La scuola deve essere pensata e organizzata in funzione del bisogno educativo degli studenti, ed è per raggiungere questo obiettivo che oggi alla scuola serve un organico in grado di assicurare che l’insegnamento avvenga in condizioni di stabilità, di efficienza e di qualità”.

 

Maurizio Sacconi (AP): “La qualità della “nuova scuola” dipenderà dall’effettivo superamento di ogni chiusura corporativa. Saranno quindi determinanti i contenuti relativi al rapporto delle scuole con il tessuto produttivo, ai meccanismi di valutazione dei docenti, al potere gerarchico dei dirigenti scolastici”.

 

Maurizio Landini (Fiom): “Ieri il governo ha posto la fiducia sulla legge elettorale e ha spaccato il Parlamento, ma oggi il Paese sfiducia il governo”.

 

Ferdinando Imposimato: “Voi docenti che siete venuti qui in piazza, siete un esempio! Bravi! Dovete continuare così!”

 

Elena Centemero (FI): “Le piazze di oggi danno purtroppo l’dea di una scuola chiusa al cambiamento e autoreferenziale, mentre è necessario cambiare in profondità. Anche le polemiche sul ruolo dei presidi sono eccessive: il dirigente scolastico è l’unica figura dirigenziale all’interno della P.A. non estranea alla struttura che dirige dal momento che proviene dall’insegnamento e quindi conosce il mondo della scuola. Peraltro, con il rafforzamento del ruolo del Consiglio di Istituto, chiesto da Forza Italia e da altre forze politiche, il dirigente sarà accompagnato nelle scelte da compiere”.

 

Crescenzo Guastaferro (Conitp): “Per un giorno dunque la scuola si è fermata, per sottolineare la sua importanza attraverso la sua assenza, nelle parole di tanti docenti che hanno spiegato ai loro alunni che oggi non erano in classe perché amano questo mestiere, e che hanno investito il loro tempo e i loro soldi per tutti , non solo per se stessi.
Il Conitp era presente, come sempre, insieme ad un seguito notevole di docenti precari e non, oltre che personale Ata, per manifestare contro una riforma miope e scriteriata che parla di merito, ma nasconde clientelismo e vuol togliere dignità e stabilità ai docenti. Piazza del Popolo era gremita in ogni angolo, anche di genitori e studenti di ogni ordine di scuola che manifestavano per riappropriarsi della scuola quella vera, intesa come maestra di vita, “la vera buona scuola”.

 

Tommaso Varaldo (FI Torino): “Gli studenti la smettano di farsi usare in modo incosciente da chi vuole unicamente tutelare i propri interessi, la scuola non deve più essere luogo di scontro ideologico. Non possiamo più concepire un sistema scolastico che, tra i tanti difetti, pone la progressione di carriera basata sull’anzianità anziché basare questa unicamente sul merito. Dobbiamo batterci perché si investa nella formazione, nell’istruzione, nella sicurezza, dobbiamo chiedere a gran voce che si possa andare verso l’autonomia e la parità scolastica, dobbiamo abbracciare le sfide della creazione di un nuovo statuto giuridico per i docenti, della riforma degli organi collegiali, di un ulteriore passaggio verso l’integrazione tra scuola, formazione e lavoro”.

 

 

Alessandra Cenerini (ADI): “Il massiccio sciopero del 5 maggio non lascia sul terreno né vincitori né vinti, solo una scuola che non riesce a scorgere un orizzonte verso cui tendere. La principale responsabilità del Governo è  avere deciso una massiccia immissione in ruolo a prescindere dai posti vacanti e disponibili, senza nè visione,  nè priorità,  nè  strumenti operativi, pretendendo come contropartita una delega in bianco su tutto il resto. Ora si tratta di ripartire senza compromessi al ribasso, ma con la consapevolezza della fragilità dell’impianto proposto dal Governo, che non può essere rabberciato né da emendamenti populisti né dal perdurante ricatto del “ prendere o lasciare”, o tutto o niente assunzioni.L’ADI ha formulato precise proposte, così come altre associazioni professionali, perché il Ministro non ha MAI inteso confrontarsi con l’associazionismo professionale? E’ ora di farlo”.

 

Luigi Marino (AP): “Lo sciopero indetto per oggi contro il Ddl Buona Scuola è un deja vu, un film già visto, perché ogni qualvolta nel Paese si toccano interessi diffusi, sedimentati in vizi, pigrizie e inefficienze, scatta puntualmente la reazione corporativa che viene spesso difesa e sostenuta dalle sigle sindacali, le più varie. La Buona Scuola è un passo avanti qualitativo verso una rivisitazione in chiave moderna ed innovativa dell’assetto scolastico ed educativo nel nostro Paese che va dall’assunzione di oltre centomila insegnanti, ad una responsabilizzazione della figura del preside, dalla chiamata diretta dei professori a nuove forme di finanziamento per gli istituti scolastici come lo School Bonus ed il 5 per mille. Infine grazie al contributo fattivo di Area popolare, sono state previste detrazioni fiscali pari a quattrocento euro per la frequenza alle scuole paritarie.  L’iter  parlamentare, iniziato alla Camera, ed il successivo passaggio al Senato, sarà occasione di discussione nel merito, che permetterà di valutare eventuali correttivi che devono essere frutto di un accordo tra le forze politiche e parlamentari che sostengono il Governo”.

 

Barbara Bernardi (CUB): Al grido di No DDL  il 5 maggio la scuola quella Buona davvero ha portato la sua voce nelle piazze di Roma. Oltre ai sindacati confederali erano presenti al corteo che è partito da Piazza della Repubblica e si è concluso in Piazza del Popolo sotto un sole bellissimo e cocente anche la Cub scuola Roma e una nutrita delegazione di gruppi di precari della scuola che avevano già aperto le danze il 24 aprile in occasione dello sciopero del sindacalismo di base. La riforma che prevede si 100000 immissioni in ruolo a condizioni indecenti per i lavoratori, e non le tanto sbandierare 150.000 , ad oggi lascerebbe fuori una grande parte di precari di seconda e terza fascia GI che contribuiscono quotidianamente al buon funzionamento della scuola pubblica statale. E questi non è degno di un Governo che dice di voler investire sulla scuola. Lo stesso governo che con il DDL vorrebbe stanziare fondi per la scuola privata ed agevolazioni fiscali e lascia morire e cadere a pezzi la scuola pubblica. Il nostro NO secco lo abbiamo detto oggi e continueremo fino al ritiro.

 

Francesco Greco (AND): “La nostra scuola  vive il momento più delicato della sua storia, di scuola della Repubblica Italiana. Il Governo con il suo progetto di legge sta tentando di portare indietro di 92 anni le lancette della storia, al 6 maggio 1923, al Regio decreto 1051, quando i docenti precari erano nominati dai presidi e i presidi direttamente dal ministro dell’istruzione. Allora i presidi, i docenti, la scuola erano nella disponibilità del Governo, erano nella disponibilità della politica. Ma allora in Italia c’era la monarchia e a capo del Governo c’era Benito Mussolini. Noi docenti della Repubblica Italiana non vogliamo essere nella disponibilità di un Governo, non vogliamo essere nella disponibilità della politica”.