Home Attualità Scuola digitale, Italia ancora fanalino di coda in Europa

Scuola digitale, Italia ancora fanalino di coda in Europa

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Cominciano a dare i primi frutti le iniziative che il nostro Paese ha adottato nel corso degli ultimi due anni in tema di Piano Industria 4.0 e di scuola digitale.

Tuttavia, restano diversi punti critici, legati in particolar modo all’efficacia delle scarse risorse disponibili.

Il dato emerge dalla relazione annuale della Commissione Ue sui progressi nel settore digitale in Europa (Edpr), che ha confermato, nonostante alcuni miglioramenti, l’Italia solo al 25esimo posto tra i 28 per livello di digitalizzazione raggiunto. Relazione che fa seguito alla pubblicazione a marzo dell’indice digitale (Desi– Digital Economy and Society Index), elaborato dalla Commissione Europea per valutare lo stato di avanzamento degli Stati membri dell’UE verso un’economia e una società digitali attraverso cinque indicatori:

  • connettività
  • capitale umano
  • uso di internet
  • integrazione della tecnologia digitale
  • Servizi pubblici digitali.

Un Indice che ha evidenziato nell’ultimo anno sensibili progressi, in particolare nell’ambito dei servizi pubblici digitali, così come nell’ambito della trasparenza e della disponibilità dei dati aperti dove l’Italia si classifica infatti sesta nel ranking europeo.

Il Piano “industria 4.0” è una tappa fondamentale quindi, per lo sviluppo del digitale in Italia, sia per le Imprese private che per la PA e quindi a maggior ragione, viatico importante per arrivare alla “scuola 2.0”.

Alcuni “Ma” ne stanno come detto bloccando pienamente lo sviluppo o quanto meno rallentando il tortuoso percorso di attuazione del piano.

Ad esempio, spiega il rapporto, solo alcuni dei poli di innovazione digitale progettati sono operativi mentre i centri di competenza non saranno aperti prima della seconda metà dell’anno, con il rischio che una quota importante delle deduzioni fiscali può essere stanziata in modo improprio.

Sul tema del Digital Divide e quindi della connettività, la Commissione ha sottolineato come sia importante attuare un piano di attivazione di una rete a banda larga che copra non solo le città, ma anche e soprattutto le zone rurali, auspicando una rapida chiusura delle procedure di gara in corso per la copertura in fibra.

 

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Il “desi” riporta come dato complessivo europeo una copertura a larga banda di rete Fissa pari al 98% , mentre il 76% della popolazione accede ai servizi su rete ultraveloce e cioè oltre i 30Mbps. La copertura mobile larga banda (4G) è invece dell’84%. . Numeri ben lontani dai nostri!

Sul piano della scuola, il piano nazionale ‘Scuola Digitale’ e altre azioni individuali passate come ‘Crescere in digitale’ ed ‘Eccellenze in digitale’, risentono della mancanza di risorse economiche che si ripercuote anche sulle competenze digitali del personale docente. Sempre il “Desi” riporta che a livello europeo il 44% della popolazione ha assenza di digital skill di base. Danimarca ; Lussemburgo, Finlandia , Svezia e Olanda hanno le migliori perfomance, mentre le peggiori sono quelle della Grecia, Romania, Bulgaria e purtroppo dell’Italia.

Paesi che sono all’ultimo posto anche per utilizzo di Internet, rispetto alla media europea del 70% che lo utilizza per la lettura delle News, mentre solo il 39% lo utilizza per vedere contenuti in streaming.

L’opportunità di saper cogliere i fattori di innovazione portati dal piano dipendono, continua sempre la relazione, “dal corretto coordinamento tra i vari attori, cioè governo, settore dell’istruzione superiore e associazioni padronali”.

Manca inoltre una pianificazione strategica in grado di accelerare la crescita delle competenze eliminando di fatto il gap delle precedenti generazioni

Per quanto riguarda la digitalizzazione della pubblica amministrazione, Bruxelles ci evidenzia il basso livello complessivo di competenze digitali della popolazione italiana, per questo motivo è “più che mai importante che i servizi di governo elettronico siano di semplice utilizzo”.

Tra i settori che dovrebbero essere semplificati, troviamo la razionalizzazione dell’anagrafe per un corretto funzionamento dei servizi pubblici. Ulteriori ritardi, ci ricordano “potrebbero mettere a rischio la strategia italiana in materia di governo elettronico”.

 

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