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Scuola e lavoro, il binomio mancato

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Negli ultimi mesi si è parlato tanto dell’importanza di avvicinare il mondo del lavoro a quello della formazione. Di specializzare i giovani in arti, mestieri e specializzazioni tecniche. Dell’anticipo a 15 anni dell’apprendistato, in luogo dell’ultimo anno di istruzione obbligatoria. Della necessità, per battere la disoccupazione, di investire nell’alternanza scuola-lavoro. Solo che ci siamo fermati alle buone intenzioni: i due ambiti, scuola e mondo del lavoro, continuano ad operare in modo sostanzialmente assestante. Perché, come da noi sottolineato in un altro articolo, ancora oggi in Italia appena il 2% degli apprendisti frequenta la scuola. E solo l’1,2% dei giovani frequenta corsi di istruzione tecnica superiore (Its). I dati sono stati resi pubblici durante la presentazione del documento d’intenti firmato il 13 febbraio da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil.
Per il vicepresidente di Confindustria, Ivan Lo Bello, a fronte di questi risultati “è urgente rimuovere gli ostacoli che impediscono l’affermazione del merito. L’Italia sta pagando un costo altissimo di merito mancato, che pesa fortemente sui nostri figli. Questo mancato appuntamento con il merito sta bloccando il nostro ascensore sociale e creando nel paese una situazione di frustrazione collettiva e rancore diffuso. La promozione del merito deve passare attraverso una considerazione su basi nuove del legame tra scuola e lavoro: occorre indirizzare risorse verso gli istituti tecnici, le facoltà tecnico-scientifiche, l’orientamento perché i nostri giovani abbiano maggiore consapevolezza di quali sono le richieste del mercato del lavoro. Una scuola e un’università più meritocratiche e aperte al lavoro – concludeLo Bello – sono il motore di una vera crescita per il paese“.
Ma l’accordo si è trasformato anche, come avevamo preventivato, in un vero e proprio appello al mondo della politica. Perché servono segnali tangibili, non solo dichiarazioni d’intento, che sostengano la formazione interconnessa con il mondo del lavoro. A sottolinearlo è stato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, nel suo commento al documento comune su giovani, formazione e lavoro.
Bonanni ha detto che “tutto il sistema della bilateralità e dei fondi interprofessionali è un tassello fondamentale per promuovere nel nostro paese quella formazione per tutto l`arco della vita che diventerà sempre più un elemento fondamentale per garantire nuove tutele e supporto alle persone.
Ci auguriamo che la politica, ad ogni livello, non sia sorda e sappia ascoltare il nostro messaggio e le nostre proposte: dobbiamo tutti metterci al lavoro senza paraocchi ideologici per migliorare il nostro sistema di istruzione e formazione e collegarlo pienamente al mercato del lavoro
“.
Il leader della Cisl si sofferma, inoltre, sull’importanza del ruolo dei rappresentanti dei lavoratori e dei cittadini in generale. “Il documento che abbiamo presentato insieme oggi, oltre che un appello alla politica e alle istituzioni per rilanciare la mobilità sociale, l`alternanza scuola-lavoro una cultura del merito e del diritto allo studio, è soprattutto la prova tangibile che le parti sociali vogliono dare il loro contributo in pieno accordo, per rendere la società italiana – conclude Bonanni – più inclusiva e capace di futuro“.
Sulle intenzioni espresse da Bonanni è difficile non essere d’accordo. Ma lo saranno anche i parlamentari, quando tra un mese, o giù di lì, inizieranno il loro mandato?