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Se un supplente sbaglia rischia il licenziamento, se sbagliano i dirigenti del MEF non succede nulla

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Le cronache recenti parlano di insegnanti supplenti senza stipendio da alcuni mesi e di una Ministra che rassicura tutti spiegando che si tratta solo di problemi procedurali.

Può darsi, non ci permettiamo di certo di mettere in dubbio la parola di un Ministro della Repubblica Italiana.
Ma dobbiamo ricordare che poco meno di un anno  mezzo fa venne approvato il decreto legge n. 42/16 che prevedeva misure tese proprio a garantire il pagamento degli stipendi in tempi rapidi.
L’aspetto più significativo del decreto, che era stato convertito nella legge 89 del 29 maggio 2016, riguarda il fatto che si prevedono sanzioni a carico dei dirigenti responsabili dei ritardi.
A seguito di questa disposizione normativa, Presidenza del Consiglio emanò un proprio decreto al quale fece seguito nel mese di ottobre una circolare applicativa del Ministero dell’Istruzione.  Gli strumenti per intervenire, insomma, ci sono proprio tutti.
Ora, non si pretende di certo che con un tocco di bacchetta magica i soldi spettanti ai docenti vengano accreditati sui loro conti nell’arco di 24 ore, ma sarebbe possibile almeno sapere se il Miur ha avviato o sta avviando una indagine interna per capire dove stanno le responsabilità?
Sarà pur vero che si tratta di una questione procedurale, ma di questa procedura non esiste un responsabile?
Ma è mai possibile che se ad un precario con una supplenza di tre giorni capita di togliere gli occhi di dosso ad un bambino più irrequieto degli altri e se questo bambino provoca un danno ad un compagno, il supplente ne debba rispondere in sede civile e disciplinare, mentre non accade nulla se uno o più dirigenti pubblici di prima fascia lasciano senza stipendio migliaia di supplenti?
Una spiegazione potrebbe esserci, ma ci auguriamo di sbagliare: è probabile che le responsabilità si annidino dentro il MEF che, per definizione, è assolutamente intoccabile: chi mai si sognerebbe infatti di chiamare in causa le “alte sfere” del Ministero che, da diversi anni a questa parte, rappresenta ormai il primo e unico “motore immobile” dal quale dipendono le sorti non solo della scuola ma anche di altri settori della pubblica amministrazione?
E come mai gli stessi sindacati sembrano disposti a prendere come oro colato le dichiarazioni che escono da Viale Trastevere?
Tutte domande che – in regime di trasparenza – meriterebbero una risposta; chissà che a qualcuno non venga l’idea di fornire una spiegazione un po’ meno generica (e ridicola) dell’ “errore procedurale”.