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A seguito del rilascio dei risultati del PIRLS per il biennio 2022/2023, ove si evidenziava un andamento preoccupante delle competenze acquisite dagli studenti europei (tra cui abilità e discipline di base), le autorità dell’istruzione hanno iniziato ad interrogarsi circa la relazione tra i dati disponibili, la dispersione scolastica e la situazione socio-economica delle famiglie dalle quali gli studenti interessati provengono. Numerosi lavori scientifici, ripresi in particolare nella letteratura UNESCO e ONU, hanno evidenziato le relazioni dirette tra povertà e rendimento; in sostanza gli studenti provenienti da famiglie ricche rendono di più e sono meno interessati dalla dispersione scolastica. Gli studenti con situazioni familiari complesse, sia per motivi sociali che economici, tendono a restare indietro e, con ciò, a sviluppare una percezione della scuola come una minaccia anziché luogo di sostegno. I Ministeri britannico ed irlandese hanno messo a punto, con il fine di pianificare interventi diretti di sostegno a scuole e famiglie, un modello di monitoraggio attivo in grado di incrociare povertà e rendimento scolastico sul territorio.
Il fantasma del disadvantage gap
Il problema del disadvantage gap – noto anche come attainment gap – rappresenta una questione persistente nel sistema educativo dell’Inghilterra e dell’Irlanda. Si tratta del divario nei risultati scolastici tra bambini appartenenti a determinati gruppi svantaggiati, come quelli provenienti da contesti socioeconomici difficili, da minoranze etniche o con esperienze di affido, rispetto ai loro coetanei. Questo tema è al centro del recente rapporto intermedio della revisione in corso del curriculum nazionale inglese, il quale sottolinea che l’attuale sistema non funziona in modo equo per tutti. Il divario può essere misurato in diversi modi, anche se uno dei più semplici è quello di considerare esclusivamente i risultati scolastici, come gli esami, senza ulteriori contesti. Ad esempio, al termine della scuola primaria, gli alunni undicenni delle scuole statali inglesi affrontano le valutazioni standardizzate del Key Stage 2 (i cosiddetti SATs). I risultati ottenuti servono per calcolare l’indice del disadvantage gap, che classifica tutti gli studenti del paese e misura la differenza media tra la posizione degli studenti svantaggiati e quella degli altri. Questo indice indica se il divario tra i due gruppi si sta riducendo o ampliando. Un valore pari a zero indicherebbe l’assenza di differenze tra le performance medie degli studenti svantaggiati e quelle degli altri. Secondo i dati del Dipartimento per l’Istruzione relativi al periodo 2023-24, l’indice del divario nel Key Stage 2 è di 3,13. Sebbene fosse in calo tra il 2011 e il 2018, nel 2022 è tornato a crescere, raggiungendo il livello più alto dal 2012. Per quanto riguarda gli esami GCSE, sostenuti all’età di 16 anni, l’indice del divario è di 3,92. Dopo essere aumentato nel 2021, 2022 e 2023, ha registrato un leggero calo.
Le misure adottate: monitoraggio e premi
Un’analisi più sofisticata del disadvantage gap può essere condotta confrontando il tasso di progresso compiuto dagli studenti durante il loro percorso scolastico. Gli alunni delle scuole statali inglesi, infatti, svolgono una valutazione di base all’ingresso nella reception year (il primo anno del percorso scolastico), e da quel momento in poi il loro progresso può essere misurato confrontando questi risultati con quelli ottenuti nei SATs del Key Stage 2 alla fine della scuola primaria (anno sei). In teoria, tutti i bambini dovrebbero avanzare nel loro apprendimento allo stesso ritmo. Tuttavia, una ricerca condotta da Nadia Siddiqui mostra che gli studenti provenienti da contesti socioeconomici cronicamente svantaggiati non progrediscono allo stesso livello dei loro coetanei. Uno studio longitudinale recente – cioè uno studio che ha seguito gli stessi partecipanti nel corso degli anni – ha evidenziato come, a seguito della pandemia, il progresso in lettura e matematica degli alunni della scuola primaria provenienti da famiglie più povere sia stato fortemente compromesso.
Nella scuola secondaria, il progresso viene valutato confrontando i risultati dei SATs ottenuti al termine della primaria con quelli degli esami GCSE. Questa misura è nota come Progress 8 e serve a indicare quanto una scuola secondaria abbia contribuito al progresso degli studenti dal loro ingresso in prima media, in confronto al livello di miglioramento atteso calcolato dal governo. A differenza delle semplici valutazioni di esito finale, il Progress 8 si concentra sull’evoluzione dell’apprendimento a partire dal punto di partenza degli studenti. Il governo utilizza questa misura non per confrontare i singoli studenti, ma per valutare le scuole in termini di valore aggiunto rispetto ad altre. Inoltre, consente anche di analizzare il progresso di gruppi specifici, come gli studenti che ricevono pasti scolastici gratuiti (free school meals) o appartenenti a diverse etnie. I dati più recenti mostrano che gli alunni appartenenti a famiglie a basso reddito – quelli aventi diritto ai pasti gratuiti – hanno registrato progressi inferiori rispetto ai loro coetanei in ogni gruppo etnico.
Negli ultimi decenni sono state introdotte numerose politiche educative con l’obiettivo di ridurre il disadvantage gap legato alla povertà familiare.
Un approccio diffuso è quello di fornire finanziamenti diretti per migliorare i risultati educativi, adottato in diversi paesi. In pratica, le scuole ricevono fondi aggiuntivi per accogliere studenti svantaggiati, da investire in interventi basati su evidenze per migliorarne il rendimento scolastico.
Dal 2010, in Inghilterra, le scuole sono incentivate tramite il pupil premium, un finanziamento pensato per sostenere direttamente l’apprendimento degli studenti svantaggiati che non raggiungono i livelli attesi. I fondi vengono assegnati per ciascun alunno che ha diritto (o ha avuto diritto) ai pasti scolastici gratuiti o che è stato affidato ai servizi sociali.