Home Politica scolastica Snals: sulla riforma la battaglia non è chiusa

Snals: sulla riforma la battaglia non è chiusa

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Il segretario generale dello Snals Confsal, Marco Paolo Nigi, in occasione del Consiglio nazionale del sindacato autonomo di categoria, è stato chiaro sulla riforma della scuola. 

“La nostra battaglia non è chiusa. In questo mese sono iniziati gli incontri sulle molte deleghe che il governo ha preteso di inserire nella legge. Le materie delle deleghe possono modificare completamente il sistema educativo italiano”.

 “E’ evidente che il governo ha intenzione di procedere – ha avvertito – a un ridisegno complessivo dell’istruzione e della formazione, attraverso non solo i decreti legislativi e la redazione di un nuovo Testo unico, ma anche attraverso atti e decreti amministrativi di competenza sia del Miur sia delle amministrazioni a livello territoriale. Un ridisegno che inciderà sugli assetti strutturali, sull’organizzazione delle istituzioni e sulle condizioni di lavoro di tutto il personale”.

 “Tutti aspetti sui quali dobbiamo essere vigili e consapevoli delle loro ricadute e la nostra attenzione non può essere meno forte che sul resto della legge”, ha assicurato.

“L’impegno dello Snals-Confsal – ha spiegato il segretario generale – ha un obiettivo prioritario: far uscire la nostra nazione, oltre che dalla crisi, da una mediocrità diffusa. Per questo cambiamento, un’istruzione seria è decisiva e i lavoratori della scuola e di tutte le istituzioni del sapere e della ricerca devono giocare un ruolo centrale”.

In particolare, ha sottolineato, “la nostra strategia politico-sindacale ha obiettivi chiari: far ripartire la contrattazione nazionale e decentrata, valorizzare le professionalità e adeguare le retribuzioni, ridurre il precariato, riorganizzare le istituzioni con riforme migliori, con più qualità, equità e democrazia”.

Nigi ha ribadito, quindi, che “è fondamentale aprire la contrattazione per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro del comparto scuola e per tutto il pubblico impiego”, rimarcando che “servono risorse aggiuntive per adeguare le retribuzioni e per riconoscere il valore dell’anzianità, come avviene nella quasi totalità dei paesi europei”.