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I soldi pubblici alle paritarie dirottati sugli stipendi dei prof, l’idea M5S non piace alla Gelmini

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Luigi di Maio, candidato premier del M5S, il 14 febbraio nel corso di un evento di campagna elettorale a Chieti, è tornato a ribadire che nel programma di governo del movimento c’è anche la volontà di “mettere soldi nella scuola per strutture di edilizia, aumentare gli stipendi degli insegnanti e per il reclutamento degli insegnanti”.

500 milioni dalle paritarie: solo un acconto?

Per raggiungere questo risultato occorrono però dei finanziamenti, da ricavare prima di tutto all’interno dello stesso comparto: a partire dall’eliminazione di “ogni forma di finanziamento pubblico alle scuole private e alle paritarie”, ha spiegato qualche giorno fa Alessandro Di Battista deputato uscente M5S, nel corso della diretta Facebook di un comizio da Lendinara, in provincia di Rovigo.

Solo dalle paritarie, si ricaverebbero comunque circa 500 milioni di euro annui: considerando che tra docenti e Ata la scuola raccoglie quasi 1 milione e 200mila lavoratori, le cifre da raccogliere sono ben’altre.

La replica della Gelmini: M5S alimenta divisioni

A stretto giro di posta, il 14 febbraio è intanto arrivata la replica dell’ex ministra dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, deputata di Forza Italia: “Lasciamo la scuola fuori dalla campagna elettorale e non crediamo alle proposte farlocche di Di Maio e compagni”, che si scaglia contro i continui riferimenti del Movimento 5 Stelle al rilancio dell’istruzione pubblica e alla necessità di cancellare la riforma Renzi-Giannini approvata con la Legge 107/15, ma soprattutto ai riferimenti del M5S alla scuola paritaria, considerata dai “grillini” uno spreco di soldi anziché una libera scelta.

“Il Movimento 5 Stelle – dice la forzista – sbaglia ad attaccare la scuola paritaria nel tentativo di recuperare qualche voto in più, perché così facendo crea inutili ed ulteriori divisioni fra la scuola statale e quella non statale”.

Senza scuole paritare un danno alle famiglie

“In realtà – continua l’ex ministra dell’Istruzione – il sistema scolastico italiano si regge proprio sulla sinergia fra scuole statali e paritarie, e non sostenere più queste ultime significherebbe arrecare un danno a moltissime famiglie, con oneri maggiori per lo Stato in una stagione difficile per i conti pubblici, e soprattutto violare il principio di libertà di scelta previsto dalla Costituzione”.

Ad onore del vero, ricordiamo che soprattutto per la scuola dell’infanzia, la paritaria assicura in servizio che altrimenti lo Stato non sarebbe in grado di assolvere. Il tutto, in cambio di finanziamenti la cui entità è fortemente inferiore a quelli utili alla costituzione di istituti di formazione pubblici.