
Ha sollevato, giustamente, un polverone la chat WhatsApp diffusa dall’associazione Women For Freedom relativa ad un gruppo formato da studenti di un istituto superiore veneto, in cui qualcuno ha creato un sondaggio in cui si chiede: “Chi meritava di più di essere uccisa, Giulia Cecchettin, Giulia Tramontano o Mariella Anastasi?”.
Insomma, un sondaggio in cui praticamente non ci si rende conto che si sta parlando di persone, vittime di femminicidio, strappate ai propri cari. Lo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato che la scuola degli studenti in questione prenderà provvedimenti.
Ilaria Cucchi contro Valditara
Sono stati molti coloro che hanno commentato questo gesto ignobile. A partire dalla stessa sorella di Giulia Tramontano, Chiara: “L’autore di questo messaggio meriterebbe di essere ricordato per la sua goliardia – ha scritto Tramontano repostando la notizia nelle sue storie di Instagram, come scrive Fanpage – perché non ci fai sapere come ti chiami e quali animali ti hanno educato? Perché si tratta di questo: siete mele marce di un albero da abbattere. Ci sarà almeno uno dei genitori dei votanti del sondaggio che chiederà scusa ai familiari delle vittime?”.
“Si fa presto a dire scusa – continua Tramontano sulla sua pagina social – Quelli come voi uccidono due volte. Non parlateci di famiglie educate che generano mostri. Sono i genitori il primo fallimento, poi l’animale che hanno educato”.
A dire la sua anche la senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano: “‘Chi meritava di morire?’ Una domanda terribile; come le risposte. Non voglio ripetere i nomi citati in quella chat, non lo voglio fare per rispetto nei confronti delle famiglie, dei loro affetti. Ad accomunarli la stessa sorte: tutte e tre, vittime di femminicidio. Gli autori erano ragazzi. Sono ragazzi. Un episodio agghiacciante. Condannato anche dai membri del governo, compreso il ministro Valditara, che si è detto amareggiato: la scuola, secondo lui, saprà prendere i provvedimenti opportuni”.
“Posso dirlo? Con tutto il rispetto, signor Ministro: che faccia tosta. Ci vuole un ‘bel’ coraggio a dire che la scuola se la caverà adottando nuove sanzioni, quando sappiamo tutte e tutti qual è la ragione per cui oggi in Italia siamo così indietro nella cultura sentimentale, nell’educazione sessuo-affettiva. La ragione è che manca. L’educazione sentimentale non c’è, non è prevista. Nelle scuole, si parla di cultura del rispetto, una parola bella sulla carta ma che impallidisce per quanto è fuori dalla storia, di fronte ai frequentissimi femminicidi, a tutte le violenze di genere, alla non cultura del possesso che purtroppo continua a mietere vittime. Quelle tre ragazze, come tutte e tutti, meritavano di vivere. Oggi non ci sono più. Penso a quelle ragazze, a quelle donne, la cui voce si è spenta sotto i colpi dei loro partner, del loro ex. Quello non è, né sarà mai, amore. E dobbiamo farlo capire ai nostri giovani, e non solo, al più presto”.
Il ragazzo si è scusato
“Mi scuso umilmente per ciò che ho scritto. Capisco il dolore, la rabbia e l’indignazione che ho provocato e, purtroppo, non ho giustificazioni né spiegazioni”, ha scritto il ragazzo in una lettera, come scrive Il Corriere della Sera. “Mi ci sono voluti pochi secondi per capire la gravità delle mie parole ma quando poi i miei genitori hanno appreso il fatto e ho visto l’espressione sconcertata sui loro visi, ho compreso la vera portata di ciò che avevo scritto: ho pensato a come avrebbero potuto sentirsi i genitori di quelle donne, i loro familiari e i loro amici, leggendo un simile messaggio scritto da qualcuno che nemmeno le conosceva e mi si è gelato il sangue nelle vene”.
E ha aggiunto: “Sono mortificato per ciò che ho scritto e ritengo di dover porgere le mie scuse ai genitori di quelle donne, ai loro parenti e ai loro amici, a tutte quelle persone che hanno subito o subiscono episodi di violenza, alle mie compagne e ai miei compagni e a tutti coloro che restano giustamente sconcertati anche solo nell’apprendere simili notizie”.
“Il mio assistito ha pubblicato quella cosa ma poi si è reso conto subito di aver sbagliato e l’ha cancellata. Non sa spiegare nemmeno lui perché l’ha fatto, probabilmente una bravata che però è finita male. La cosa è stata fotografata, ora la sua identità va preservata perché potrebbe essere preso di mira – spiega il suo avvocato – la famiglia mi ha contattato per tutelarli. Nel frattempo lui ha chiesto scusa, ha scritto anche una lettera in cui esprime disagio per quello che ha fatto. Io mi occupo anche di formazione nelle scuole e per rimediare al malfatto l’alunno finanzierà di tasca sua uno degli incontri futuri che verranno preparati. A quest’età per capire le cose mettere mano al portafoglio funziona sempre”.