Home Archivio storico 1998-2013 Estero Strage di Newtown, si sta ricomponendo il puzzle

Strage di Newtown, si sta ricomponendo il puzzle

CONDIVIDI
A pochi giorni dalla sparatoria nella scuola elementare di Newtown, nel Connecticut, la più potente lobby americana a favore delle armi ha rotto il silenzio. Con un comunicato diffuso il 18 dicembre, la National rifle association (Nra) ha detto di essere “composta da quattro milioni di mamme e papà, figli e figlie – siamo stati “scioccati, amareggiati e distrutti dalle notizie riguardanti gli omicidi orribili e senza senso a Newtown”, avvenuti venerdì scorso. “In rispetto delle famiglie, e come forma di decenza, abbiamo lasciato spazio al lutto, alla preghiera e alle indagini dei fatti prima di rilasciare commenti”, si legge nella nota.
La lobby è finita nel mirino di un numero sempre più crescente di persone – incluso il sindaco di New York Michael Bloomberg – favorevoli al controllo dell’uso delle armi. In molti hanno puntato il dito proprio contro la Nra, considerata la responsabile di un impianto di regole che garantisce un accesso facile alle armi, rendendo più probabili sparatorie come quella della scuola del Connecticut.
Intanto, crescono le possibilità che Adam Lanza, il 20enne che venerdì scorso ha ucciso 20 bambini e sei adulti in una scuola del Connecticut, possa aver perso la testa perchè la madre aveva deciso di affidarlo a un centro di cure psichiatriche. Stando a quanto raccontato a Fox News da un vicino di casa che conosceva l’omicida-suicida, “Adam sapeva dell’intenzione della madre di rinchiuderlo ed era molto sconvolto. Pensava che volesse liberarsi di lui, da quanto avevo capito – ha raccontato Joshua Flashman – era molto, molto arrabbiato. Credo potrebbe essere stato questo a farlo esplodere”.
Anche un inquirente impegnato nelle indagini ha confermato alla Fox che l’inchiesta sta valutando la rabbia nutrita dal 20enne nei confronti della madre, per quanto aveva in mente “per la sua cura mentale”, come possibile causa scatenante della strage.
Anche il presidente della nazione, Barack Obama, ha continuato ad operare perché quanto accaduto nel Connecticut non si ripeta più: Obama ha annunciato la creazione di una task-force intergovernativa, guidata dal vicepresidente, Joe Biden, con l’obiettivo di mettere a punto la risposta dell’amministrazione alla richiesta di un maggiore controllo delle armi.
E sarebbe bene che la task-force entri subito in azione. È notizia delle ultimissime ore che a Salt Lake City un bambino di 11 anni è andato a scuola a con una pistola calibro 22. Il ragazzino è stato incriminato per possesso di arma letale e aggressione aggravata, avendo minacciato i suoi compagni di classe.
Stando a quanto riferito da un portavoce delle autorità scolastiche locali, il ragazzino ha sostenuto di aver “portato l’arma per proteggere se stesso e i suoi amici qualora si ripetesse quanto accaduto in Connecticut”.
“L’accusa di aggressione aggravata è stata contestata perchè avrebbe minacciato, o agitato l’arma in modo minaccioso davanti a tre studenti – ha precisato il portavoce – sembra sia avvenuto durante la pausa pranzo, mentre i ragazzi erano in un campo di calcio”. I tre compagni di classe hanno quindi allertato un insegnante. E di lì a poco è partita la denuncia.