
Purtroppo qualche giorno fa uno studente di 27 anni si è tolto la vita lasciandosi cadere dal quarto piano del parcheggio dell’Università di Salerno. Lo riporta La Repubblica.
Secondo le prime testimonianze e racconti raccolti, il 27enne era stato dichiarato decaduto da alcuni anni, dopo non aver sostenuto esami ma sembra che frequentasse ancora l’Ateneo. La sua carriera universitaria, il suo blocco negli studi, potrebbe essere la causa principale del suicidio. A quanto pare la stessa famiglia era all’oscuro di tutto.
“Scusaci”
A parlarne, ieri, come riporta Fanpage, è stata la senatrice del Movimento 5 Stelle Anna Bilotti: “Scusatemi. Sarebbe questa l’unica parola contenuta in un messaggio che un ragazzo di 27 anni avrebbe mandato al fratello prima di lanciarsi nel vuoto dal parcheggio multipiano dell’università di Salerno. La mia università, che a suo tempo ho frequentato”, ha esordito.
“La verità è che io mi vergogno di appartenere a una società in cui un ragazzo non trova un altro modo per affogare il suo malessere che togliersi la vita. la società in cui se non sei performante, se non eccelli, se non sei un duro – per richiamare un artista che in queste ore ha portato il tema della fragilità al centro del festival della canzone italiana – non conti niente”, ha detto.
“Perché noi possiamo ragionare su tutti gli strumenti del mondo, parlare qui dentro di risorse da assegnare, ma non andremo mai da nessuna parte se saremo sempre pronti a puntare il dito contro una generazione che come tutte è semplicemente figlia del suo tempo. Allora io dico che una sola “parola”, una sola l’ho trovata: scusami, scusaci tu per non capire quanto è duro il mondo per quelli normali”, ha concluso.
Lucio Corsi e l’inno ad accettare i fallimenti
Insomma, la senatrice ha sollevato il tema relativo alla fragilità di molti giovani di oggi, che si sentono falliti perché non riescono ad andare avanti nella propria carriera accademica o lavorativa. Spesso questo sentimento viene provato anche dagli studenti più piccoli, che frequentano la scuola. La ricerca dell’eccellenza è tossica?
Di fragilità abbiamo parlato ieri, commentando la canzone di Lucio Corsi, arrivato secondo a Sanremo 2025 con “Volevo essere un duro“.
Il brano, come abbiamo già avuto modo di dire, è un inno alla “normalità”, all’accettazione di quello che si è, anche se ci si discosta da ciò che si voleva essere, all’accettazione, anche, dei fallimenti.
In molti, sui social, hanno collegato il brano al bullismo, forse anche a causa dei versi “volevo essere un duro, però non sono nessuno, non sono nato con la faccia da duro, ho anche paura del buio, se faccio a botte le prendo”. Sono molti i video virali su TikTok con la scritta: “La canzone che doveva vincere Sanremo se non esistesse il bullismo”.
Una creator ha anche criticato tutti coloro che in questi giorni stanno postando la canzone, dicendo: “Non vale se sei un ex bullo. Dovete lasciare Lucio Corsi alle persone giuste, non lo potete pubblicare”.