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Studenti “a bordo campo”!

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“Tutti gli studenti devono essere messi in grado di poter seguire e frequentare la didattica a distanza. Il diritto allo studio prima di tutto.”
Sacrosante parole, quelle che il sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro postava sul suo profilo Facebook il 18 marzo 2020.
Non sembri inutile pedanteria precisare la data, perché, ai fini del discorso che qui interessa portare avanti, le date sono di fondamentale importanza.
Il post di De Cristofaro è immediatamente successivo all’entrata in vigore del cosiddetto Decreto Cura Italia (decreto Legge 17 marzo 2020 n. 18), il cui articolo 120, comma 2, stanziava 85 milioni per la didattica a distanza, la maggior parte dei quali, 70 milioni, finalizzati a mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali e connettività di rete.
Passano alcuni giorni e il decreto MIUR n. 187 del 26/3/2020, nell’Allegato A, comunica le risorse assegnate alle scuole.
Da una rapida scorsa dei siti web di alcune istituzioni scolastiche italiane, risulta che molte di esse si sono mosse con la dovuta tempestività nella pubblicazione e socializzazione alle famiglie delle modalità attraverso cui genitori e tutori degli studenti avrebbero potuto richiedere i dispositivi digitali in comodato d’uso.
Condivisibili, poi, in buona parte dei casi, i criteri in base a cui sono stati distribuiti tablet, pc portatili o fissi e connettività di rete: in genere, assenza di connettività, assenza o anche carenza di dispositivi, tenendo nel debito conto, ad esempio, l’uso contemporaneo di più utenze da parte di altri studenti o di genitori impegnati nello smart working nello stesso nucleo familiare. In genere, le scuole hanno richiesto di allegare la dichiarazione Isee e anche questo non sembra poter essere messo in discussione. Allo stesso modo, qualche istituzione scolastica ha considerato quale priorità quella di assegnare dispositivi e connettività agli studenti frequentanti le classi terze medie e quinte superiori, visto che dovranno affrontare gli esami forse da remoto, come è stato da più parti detto. Fin qui, nulla da eccepire.
Eppure, da un’attenta scorsa dei siti web delle scuole, che tutti possono effettuare, si scopre qualche curioso stratagemma che alcune scuole si sono inventate per ritardare o anche ostacolare la consegna dei tablet agli studenti, impedendo, quindi, a buona parte di loro, il diritto all’istruzione sancito dall’articolo 34 della nostra Carta Costituzionale. Ad un mese esatto dal Decreto Cura Italia, infatti, alcuni Dirigenti Scolastici si sono “svegliati” e “ricordati” di pubblicare sul sito web dei loro Istituti i moduli di richiesta del comodato d’uso, con circolari a dir poco risibili in cui addirittura, per avere accesso al comodato d’uso o alla connettività gratuita, occorre praticamente dichiarare l’impossibile, ovverossia di non essere in possesso di un cellulare (sic!) oppure di non aver prodotto richiesta di accesso ai fondi messi a disposizione dalle Regioni per l’emergenza Covid 19. Come se non si sapesse che il 99% dei nostri studenti (mi riferisco agli studenti delle scuole superiori di secondo grado) possiedono il cellulare! Cellulare che – anche questo lo sappiamo tutti! – non ha quelle funzionalità necessarie per seguire una lezione di didattica a distanza. Per non parlare, poi, del fatto che taluni Dirigenti nulla hanno fatto per dar seguito alla nota MIUR n. 572 del 28 marzo 2020, che ha invitato a seguire l’esempio di quei Dirigenti scolastici i quali -giustamente – hanno concesso “in comodato d’uso gratuito alle famiglie degli studenti meno abbienti che necessitano di dispositivi individuali per la didattica a distanza, personal computer, desktop e portatili, e tablet, che sono nella proprietà della scuola e che, durante la sospensione delle attività didattiche, restano inutilizzate.’
Nulla di tutto ciò. Alcuni Dirigenti Scolastici hanno preferito lasciare i dispositivi digitali a prendere la polvere nelle scuole chiuse da quasi due mesi, mentre tanti studenti e studentesse sono a tutt’oggi impossibilitati a connettersi e, quindi, privati del diritto allo studio.

La nota MIUR del 17 marzo si concludeva con parole di auspicio: “Nessuno deve essere in sosta, in panchina, a bordo campo”. Purtroppo, egregio dott. Bruschi, sembra che a qualcuno non sia stato proprio consentito di giocare la partita!

Giuseppe Scafuro