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Sull’eleggibilità del dirigente scolastico

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Gent.mo Fabio Guarna,

ho letto con interesse il suo articolo su “Concorso dirigente scolastico: i nuovi Ds”obsoleti” per la buona scuola”.

Mi pare che sia uno dei pochi articoli a cogliere uno dei veri problemi emersi dal dibattito suscitato dalla proposta di riforma del Governo sulla “Buona Scuola” ed ora scientemente accantonato.

Dico scientemente perché mi pare di cogliere tanti interessi corporativi-sindacali che tutto hanno a cuore fuorché l’interesse di una vera riforma della scuola.

Si pensi a tutti i corsi di preparazione al concorso a preside (con le tanto criticate vecchie modalità) messi in campo a pagamento già da qualche anno dalle diverse sigle sindacali. Insomma chi dovrebbe promuovere delle iniziative per una buona riforma della scuola è più interessato a fare cassa con i suoi “vecchi” corsi di formazione.

Ecco perché ritengo che una scossa al cambiamento possa venire soltanto dall’esterno del mondo sindacale (paradossalmente l’unico legittimato a trattare col Governo in nome del personale scolastico).

A mio avviso dopo il clamoroso sondaggio proposto tempo fa da “La Tecnica della Scuola” sull’eleggibilità dei Ds occorrerebbe raccogliere i frutti di quella iniziativa facendola pesare in sede legislativa, e più ancora in questa fase di definizione delle imminenti procedure concorsuali per i nuovi Ds. In considerazione del fatto che il vostro giornale è uno dei più autorevoli del mondo scolastico mi chiedo: perché non formulare fin da ora una proposta, un emendamento alla Riforma presentata dal Governo anche sul tema dell’eleggibilità del Ds?

A breve inoltre verrà messa in discussione in Parlamento la proposta cosiddetta della “Buona Scuola”. Dovremmo aspettare che siano le OO.SS. a fare proposte in tal senso? Stiamo freschi!

In questa fase, delegittimati come sono, i sindacati proveranno a salvare la loro decrepita impalcatura organizzativa.

Una cosa è certa i sindacati (tutte le sigle, nessuna esclusa) non si stanno occupando certo dei docenti o della buona scuola. Non si spiegherebbe altrimenti questa ridda di voci, ogni giorno sempre più allarmanti, con novità incredibilmente peggiorative per le condizioni dei docenti.

Una categoria, quella degli insegnanti, che con un minimo di organizzazione potrebbe mandare a casa qualsiasi Governo.

Basterebbero quattro giorni consecutivi del blocco delle attività in tutte le scuole d’Italia. Al quinto giorno vedremmo la Giannini (o chi per lei) sul razzo per la luna.

Sì, la popolarissima “Ministro” capolista che alle elezioni europee ha raccolto la miseria di tremila preferenze. Una vergogna nazionale (in realtà, visto il contesto europeo, la vergogna è stata internazionale). E dovrebbero essere queste “popolarissime” signore a promuovere il cambiamento della scuola italiana? Direi proprio di no.

Gent.mo sig. Guarna, questo il mio convincimento: sia il Vs, giornale La Tecnica della Scuola a promuovere delle proposte, formalizzandole anche in brevi emendamenti da sottoporre all’attenzione delle forze politiche. Le assicuro che non mancherebbero le firme a sostegno apposte in calce da migliaia di docenti.

Le OO.SS. se vorranno seguiranno la base, i docenti in carne ed ossa; quelli che entrano in classe e sanno bene cosa và e cosa non và nel mondo della scuola. La stragrande maggioranza dei docenti non si fida più delle OO.SS. Sarebbe tutto diverso se a guidare il popolo della scuola fosse un giornale specializzato come il Vostro.

Immagino i suoi dubbi e le sue perplessità. Provo a spiegarmi richiamando quello che è accaduto nella politica italiana in questi ultimi anni. Chi l’avrebbe mai detto che il partito di Grillo sarebbe diventato l’attuale primo partito italiano? Nessuno. Le assicuro che non sono grillino, però proprio quel responso elettorale la dice lunga su quel che cova oggi in Italia: una indicibile volontà di riprendere in mano le proprie sorti senza delegare più nulla a nessuno. Meno che meno i sindacati della scuola. Non a caso Grillo ha fatto la sua fortuna offrendo la partecipazione web a tutti, al motto “uno vale uno”.