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Università, le telematiche chiedono le dimissioni di Carrozza: contro di noi accuse inconcepibili

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I docenti delle università telematiche non si sentono prof di serie B. E non lo mandano a dire al Ministro Carozza, che meno di tre settimane fa aveva espresso la volontà realizzare dei controlli più ferrati sulle autorizzazioni ministeriali rilasciate alle università on line. Terminate le vacanze natalizie, i diretti interessati hanno risposto con le rime. In particolare, l’Università telematica Niccolò Cusano. Che ha addirittura chiesto le dimissioni del Ministro Carrozza, perché ritiene “semplicemente inconcepibile che un ministro dichiari che in Italia i docenti hanno un preciso status giuridico e lo stesso deve valere per quelli delle telematiche”.
“Come può – continua l’ateneo – il Ministro ignorare che gli atenei telematici debbano rispettare i requisiti previsti dalle leggi e dalla stessa normativa ministeriale al pari delle Università statali e non statali? Non può, o non dovrebbe per due semplici motivi: per il ruolo che ricopre e perché lei stessa ha ottenuto l’idoneità all’insegnamento attraverso regolare concorso pubblico bandito dall’ateneo telematico Unimarconi. Ci sarebbe da ridere se non fosse una cosa seria e deprimente constatare che un Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, divenuta professoressa ordinaria con un concorso bandito da un’università telematica, non sappia (o faccia finta di non sapere) che in questi atenei insegnano docenti di ruolo”.
Per questi motivi, l’Università Niccolò Cusano considera le affermazioni del Ministro Carrozza “faziose e dettate da un approccio pregiudizievole nei confronti delle telematiche. Un approccio, quello del Ministro, che oltre a offendere la dignità professionale di chi lavora nelle università telematiche e di chi vi studia, lede – conclude la nota – un principio fondamentale dell’esercizio di una carica istituzionale così importante come quella da Lei ricoperta: l’imparzialità di un Ministro”.
Per completezza, il Ministro non aveva puntato però il dito su tutti gli atenei che svolgono le loro attività didattiche on line. Ma solo su quelli di basso livello: “è giusto avere accesso allo studio attraverso nuovi canali, ma devono essere di qualità”, aveva detto Carrozza. Per poi annunciare l’allestimento di “una commissione snella” che “vigilerà su dove andranno i finanziamenti pubblici in questo frangente, così come – ha concluso il Ministro – auspico un irrigidimento dei criteri di accreditamento delle università on line”. Come dire, chi può contare su una struttura e prof validi non ha nulla da temere. Basta che lo dimostri.