
L’insediamento della Presidenza Trump ha portato ad una parziale modifica dell’approccio all’istruzione ed all’educazione pubbliche, in riferimento non solo agli istituti ed ai costi da sostenere per famiglie e società, ma anche ai contenuti trattati nei programmi educativi. In particolare, l’attenzione del nuovo Ministero si è concentrata sull’inclusività, invitando i singoli istituti a certificarsi tramite l’ottenimento di attestati con riferimento diretto alle capacità di accoglienza e contrasto alla discriminazione su base etnica, sociale, economica e religiosa, suscitando polemiche dagli istituti già ampiamente qualificati.
Circa l’istruzione superiore/universitaria la Presidenza Trump ha varato, in riferimento ai College più prestigiosi, delle norme che limiterebbe l’accesso agli studenti internazionali. Ciò ha suscitato sgomento non solo in seno alla comunità interessata, ma anche nell’ambiente universitario, che si arricchisce grazie ad un contesto di studi sempre più internazionale e variegato.
Scontro tra Harvard e l’amministrazione Trump: fondi bloccati e restrizioni sugli studenti stranieri
Harvard University, fondata nel 1636 a Cambridge (Massachusetts), è la più antica università degli Stati Uniti e una delle più rinomate al mondo, con oltre 160 premi Nobel associati e otto presidenti americani tra i suoi ex studenti. Tuttavia, il presidente Donald Trump ha lanciato un duro attacco contro l’ateneo, accusandolo su Truth Social di essere controllato da “idioti radicali woke” e di insegnare “odio e stupidità”. A metà aprile 2025, l’amministrazione ha deciso di sospendere 2,2 miliardi di dollari in finanziamenti pubblici destinati a Harvard, seguiti da un ulteriore taglio di 450 milioni da parte di un’apposita task force contro l’antisemitismo.
Il 22 maggio, il governo ha poi revocato temporaneamente la licenza che consente ad Harvard di accogliere studenti internazionali, intimando all’università di fornire in 72 ore informazioni dettagliate sugli iscritti provenienti dall’estero. La risposta di Harvard è stata immediata: ha presentato ricorso e il giudice federale Allison D. Burroughs ha emesso un’ordinanza temporanea a favore dell’ateneo, ritenendo il provvedimento governativo lesivo e potenzialmente irreparabile.
Il contesto politico e il ruolo delle università negli Stati Uniti
Le tensioni tra il governo e le università americane affondano le radici in un acceso dibattito politico e culturale. Il pretesto formale per i tagli è stato l’aumento delle proteste pro-palestinesi nei campus, in particolare dopo il conflitto tra Israele e Hamas esploso il 7 ottobre 2023. Il governo accusa le università, tra cui anche Columbia University, di non aver protetto adeguatamente gli studenti ebrei da episodi di antisemitismo. Columbia, per evitare ulteriori sanzioni, ha accettato di rivedere alcune sue politiche interne, ma Harvard ha scelto lo scontro frontale, sostenuta da un patrimonio (endowment) di oltre 50 miliardi di dollari — il più grande tra tutte le università americane.
Il sistema universitario statunitense è altamente decentralizzato e competitivo: ospita più di 4.000 istituzioni di istruzione superiore, con circa un milione di studenti internazionali iscritti ogni anno. Le università private come Harvard, Yale, Princeton o Stanford, pur essendo formalmente indipendenti, ricevono significativi finanziamenti pubblici sotto forma di borse di studio, fondi per la ricerca e sovvenzioni federali. L’intervento dell’amministrazione Trump è stato definito da oltre 100 atenei come un “abuso di potere senza precedenti” e una minaccia alla libertà accademica sancita dal Primo Emendamento della Costituzione. Se le misure contro Harvard dovessero essere confermate, potrebbero portare all’espulsione di migliaia di studenti stranieri, con effetti gravi sul prestigio accademico e sull’economia del settore, che nel 2022 ha generato oltre 33 miliardi di dollari grazie alla presenza di studenti internazionali.