Home Politica scolastica Valutazione: chi andrà a visitare le scuole? Parla la presidente Invalsi Ajello

Valutazione: chi andrà a visitare le scuole? Parla la presidente Invalsi Ajello

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Negli istituti dovrebbe andare un team composto da un dirigente tecnico  e due esperti, uno proveniente dalla scuola e uno proveniente dal mondo della ricerca o dell’ingegneria gestionale. Ma per diventare team hanno seguito un training formativo intensivo di quattro giorni.

Il Sole 24 Ore intervista la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, per capire come avviene l’esame dei Rav e «colloqui» con prof e genitori.

I due componenti esperti in modo particolare sono stati scelti, utilizzando una selezione pubblica già svolta nell’ambito di ricerche precedentemente condotte dall’Invalsi. Si deve anche aggiungere che il rappresentante dei dirigenti tecnici, che fa parte della Conferenza che coordina e garantisce tutta la procedura è stato nominato solo a novembre. La Conferenza è costituita, oltre che da rappresentante dei dirigenti tecnici, Giancarlo Cerini, anche dal presidente dell’Indire, Giovanni Biondi, e dal residente dell’Invalsi

I criteri che i nuclei valutativi dovranno seguire hanno lo scopo di approfondire come è stato compilato il Rapporto di autovalutazione in base alle caratteristiche della scuola. I team devono anzitutto esaminare i documenti principali delle scuole che andranno a visitare (saranno generalmente 8 scuole per team) e il Rapporto di Autovalutazione che la scuola ha compilato. Poi per tre giorni saranno impegnati in un intenso programma di visita. Intervisteranno il dirigente scolastico, i docenti di riferimento, osserveranno gli spazi, le attrezzature, parleranno con genitori, studenti, personale ausiliario e leggeranno tutto quello che la scuola riterrà opportuno mostrare. Alla fine si congederanno esprimendo un primo commento su ciò che hanno visto, e entro 30 giorni restituiranno alla scuola un report completo che metterà in luce il giudizio che il team esprime, sia rispetto alla compilazione del Rav, sia rispetto agli aspetti da migliorare mettendo in luce se, e in quale misura, questi coincidano con quelli individuati dalla scuola stessa. La consegna del Report avverrà nell’ambito di un apposito incontro con il dirigente e il suo staff. Per questo primo anno daremo indicazioni di non pubblicare il report sia esso positivo che negativo. La Conferenza su questo aspetto ha un parere netto e deciso perché ritiene che la pubblicazione del Report debba avvenire solo quando si conclude il ciclo di valutazione vale a dire quando la scuola avrà steso il piano di miglioramento e avrà fatto realizzato la rendicontazione sociale che è richiesta come parte finale del ciclo di valutazione. Le esperienze internazionali su questo aspetto indicano che bisogna porre molta attenzione alla pubblicizzazione intempestiva dei dati.

I dirigenti scolastici non hanno da temere l’aggravio di burocrazia, perché non dovranno compilare nessun documento ma solo interagire con gli ospiti, il team, e collaborare in modo che la visita sia effettivamente produttiva.

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In riferimento ai risultati la Conferenza ha richiesto ai componenti dei team la massima riservatezza sui dati e ritiene che sia opportuno dare pubblicità agli esiti delle visite solo alla fine del ciclo di valutazione, cioè tra tre anni. Qualunque sia l’esito descritto nei Report non dovrebbero esserci conseguenze, nè positive, nè negative. Il vero effetto sarà quello di consegnare alla scuola un’accurata valutazione del suo funzionamento e alcune raccomandazioni per perseguire il proprio miglioramento.

Stesso discorso per le punizioni: non sono previste, spiega Ajello.

La composizione del team è la prima garanzia di fronte al pericolo di svolgere queste mansioni con superficialità.

C’è un esperto, il dirigente tecnico, che conosce norme e procedure della scuola, appartenendo all’amministrazione centrale e ha conoscenza degli aspetti educativi avendo egli stesso superato un concorso per accedere al suo ruolo; l’esperto scolastico è quello che ha approfondito questioni relative al fare scuola, provenendo egli/ella stesso/a da quel mondo; l’altro esperto ha una specifica conoscenza di ricerca nell’ambito delle scienze sociali e/o del mondo delle organizzazioni. Singolarmente ciascuno è una persona competente che potrebbe anche “fare una visita” alla scuola efficacemente, ma si è scelta la composizione di un team proprio per garantire la presenza delle diverse prospettive che essi rappresentano. L’aver poi convocato tutti i diversi team per un training formativo comune di quattro giorni e aver condiviso con loro i protocolli della visita e alcuni strumenti che guideranno i diversi momenti della visita, ha avuto la duplice funzione di “legare” per così dire gli esperti tra loro, vincolandoli alle procedure comuni e, allo stesso tempo, garantire che nelle diverse zone del nostro Paese siano adottate le stesse modalità di realizzazione delle visite esterne alle scuole. Ciò non vuol dire che i team non dovranno assumere comportamenti adeguati ai diversi contesti scolastici, ma che dispongono di procedure condivise su cui hanno ampiamente discusso per trattare le diverse situazioni che potranno incontrare. Per quanto riguarda, in particolare, gli istituti tecnici la garanzia è data dal fatto che prima di entrare in una scuola i team dovranno studiare i materiali relativi a quella scuola, a partire da ciò che è stato messo sul sito dalla scuola stessa. Dovremmo in questo modo evitare il rischio di superficialità o di trascuratezza che a prima vista si può adombrare.

Contiamo, specifica ancora Ajello al Sole 24 Ore,  di incrementare il numero delle scuole da visitare nel prossimo anno scolastico, perchè potremo accelerare sulle procedure e potremo anche disporre degli esiti delle analisi dei dati presenti nei Rav che l’Invalsi si appresta a compiere in modo da utilizzare criteri di efficacia e di efficienza che sono suggeriti nel Regolamento 80 del 2013 che disciplina tutta la procedura. Le scuole da visitare pertanto saranno selezionate non solo con criteri di rappresentatività statistica geografica e di ordine scolastico, ma anche in base alla loro efficacia. Per concludere vorrei sottolineare che le visite sono l’opportuno complemento della fase di autovalutazione. I risultati delle visite esterne si integreranno con quelli dell’autovalutazione per consentire alle comunità scolastica di lavorare in modo convinto e responsabile per il miglioramento della propria scuola. Il principio che la nostra legislazione ha adottato è infatti quello di far incamminare ogni scuola in una strada di riflessione sul proprio funzionamento e di impegno a conseguire risultati sempre migliori. È un modello di valutazione che, almeno per i servizi educativi e formativi, condivido pienamente.