
L’allenatore della Nazionale di pallavolo femminile Julio Velasco parla ancora una volta di scuola: lo ha fatto nel corso dell’evento Repubblica della Idee, organizzato da La Repubblica. L’argentino ha dato alcuni consigli per instaurare un buon rapporto con i giovani di oggi.
“Dobbiamo smettere noi adulti di dire ‘ai miei tempi’. Volevamo cambiare il mondo e lo abbiamo fatto, non abbiamo sbagliato tutto: oggi ci sono tante cose che diamo per scontate, c’è stato il femminismo, l’aborto, il divorzio… Dobbiamo dire ai giovani che sono bravi e che devono continuare a cambiare il mondo: se gli ripetiamo sempre che noi eravamo migliori, dove la trovano la forza per farlo? E all’opposto questo non significa che dobbiamo viziarli, proteggerli dalle delusioni e dar loro sempre ragione, perché sarebbe come dire loro che sono deboli”.
“No alle metafore sportive nella società”
“Se anche è vero che un professore ce l’ha con tua figlia, come mi disse lei, deve riuscire a essere promossa lo stesso perché nella vita ci sarà sempre qualcuno che ce l’ha con te. Si devono fare gli anticorpi alla frustrazione. È sano chi sviluppa un buon sistema immunitario, non chi non viene mai a contatto col virus. I ragazzi dobbiamo elogiarli, criticarli ma non giudicarli. Le critiche stimolano l’autonomia, ma l’importante è che ci sia la fiducia, quella è la colonna portante nel rapporto coi giovani”, ha aggiunto, usando la metafora della scuola.
“Credo che si esageri con le metafore sportive nella società, perché lo sport è competizione e a volte non basta fare tutto bene o perfino benissimo se c’è uno che fa meglio di te. La vita non è un campionato, vincere non è l’unico modo di fare le cose, non esiste una classifica dei medici. I genitori non vogliono che una bambina pianga dopo una sconfitta, ma solo per un film o una poesia: ma perché? Gli sportivi e anche i tifosi le vogliono tutte quelle sensazioni, belle e brutte, perché l’importante è vivere un’emozione”, ha concluso.