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Viaggi di istruzione: la Lega non le chiama gite scolastiche e chiede al Ministro di garantire alle scuole procedure contabili accettabili

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Sulla questione delle visite didattiche e dei viaggi di istruzione interviene in queste ore la Lega che, per bocca della deputata Giovanna Miele, fa sapere di aver predispoto una interrogazione al Ministro Valditara.

A Valditara – dichiara Miele – chiediamo di “intervenire, valutando anche l’idea di un Tavolo insieme agli enti istituzionali coinvolti, per continuare ad assicurare che i viaggi di istruzione possano proseguire regolarmente, vista l’importanza rivestita da queste esperienze uniche nell’offerta formativa scolastica”.
Il problema è noto: a partire dall’inizio di questo anno scolastico è scaduta la proroga che l’Anac (Autorità nazionale anti-corruzione) aveva concesso alle scuole escludendole provvisoriamente dalla applicazione della normativa prevista dal Codice degli appalti.

Le scuole, quindi, per organizzare un viaggio di istruzione dovrebbero seguire una procedura particolarmente complessa senza averne gli strumenti e le competenze.
Per la verità nelle ultime ore la stessa Anac è intervenuta  – osserva Flc-Cgil – con inusuale rapidità a seguito delle segnalazioni degli operatori economici, fornendo alcuni chiarimenti che potrebbero alleggerire le difficoltà delle scuole.

La Lega, per parte sua, chiede al Ministro di fare in modo che gli istituti scolastici possano procedere in autonomia con le gare d’appalto.
Secondo la Lega “i viaggi di istruzione devono essere salvaguardati, così come già fatto negli ultimi due anni grazie ad una deroga concessa dall’ANAC su forte impulso del Ministero dell’Istruzione e del Merito”.
“I viaggi di istruzione – conclude Miele – sono momenti di confronto irrinunciabili, dal grande valore, capaci di arricchire il percorso educativo dei nostri ragazzi, contribuendo in modo significativo alla formazione della propria coscienza civica”.

Non sappiamo se casualmente o volutamente Giovanna Miele parla proprio di “viaggi di istruzione”  e non di “gite scolastiche” come – forse in modo un po’ improvvido – aveva fatto nei giorni scorsi la ministra della Famiglia Roccella, riferendosi ai viaggi nei campi di sterminio.