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A Roma rischiano di non andare in pensione più di 600 docenti. E il prossimo anno sarà peggio

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Prosegue ancora la mobilitazione dei sindacati a tutela dei lavoratori che hanno presentato domanda di pensione per il prossimo 1 settembre.

A Roma, presso l’Ufficio scolastico provinciale, si è svolto il presidio indetto dalle segreterie regionali dei sindacati.

Il problema, come già reso noto nei giorni scorsi, non ha solo valenza provinciale, ma anche nazionale.

I numeri, però, su Roma sono particolarmente significativi: infatti si registrano non più di 700 casi di personale della scuola della Provincia di Roma non autorizzato alla pensione e un numero minore, ma non trascurabile, nel resto della Regione.

“Le organizzazioni sindacali – in una nota – hanno manifestato la propria preoccupazione verso un problema che non nasce oggi ma che si è progressivamente acutizzato a causa dell’accumularsi negli anni di pratiche inevase, dell’assenza di qualunque progetto di digitalizzazione della documentazione e del progressivo svuotamento degli uffici a causa dei tagli intervenuti in questi anni sul turn over”.

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno rappresentato con forza tutta la loro preoccupazione di fronte ad una situazione che rischia di produrre gravi e inaccettabili lesioni dei diritti del personale della scuola che in tutto questo è solo vittima.

La dirigente dell’ufficio scolastico, pur riconoscendo la quota parte di responsabilità che è in capo all’ufficio scolastico provinciale per gli arretrati che si sono accumulati nel corso degli anni passati, ha ribadito che oggi l’ufficio ha prodotto e sta producendo il massimo sforzo per dare risposta alle richieste dei lavoratori della scuola.

L’USP di Roma ha voluto precisare, però, una carenza cronica di organico (oggi possono lavorare al settore pensioni solo 4 addetti, uno per ogni sede INPS di Roma); il notevole incremento delle domande di pensione quasi raddoppiate in un anno; un sistema di comunicazione con l’INPS che ancora presenta difficoltà; la necessità di assicurare al personale in servizio la possibilità di usufruire, come per tutti gli altri lavoratori, delle ferie maturate.

In questo quadro ad oggi sono oltre 600 i lavoratori che ancora si vedono negato il diritto a pensione e questi numeri difficilmente scenderanno in modo significativo nelle prossime settimane.

La Dirigente ha anche evidenziato il fatto che il prossimo anno, permanendo questo stato di cose, il problema si aggraverà in quanto, se nel corrente anno ha cercato di avviare le pratiche di pensione da settembre 2017, potendo contare all’inizio su 6 unità di personale, per il prossimo anno dovranno essere portate a compimento prima le pratiche ancora inevase e poi iniziata la trattazione delle nuove con unità di personale che, rispetto al precedente anno, saranno scese a 4.

Una situazione preoccupante con i sindacati che lanciano l’allarme alle istituzioni a difesa dei diritti acquisti dai lavoratori.