Home Politica scolastica Chiamata diretta da parte dei ds: a che punto siamo?

Chiamata diretta da parte dei ds: a che punto siamo?

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È passato più di un mese dall’accordo sull’ipotesi di contratto di mobilità 2016/2017 del personale della scuola, ma ancora su questa partita c’è grande incertezza.

Sul tema della mobilità del personale della scuola, sembra si stia procedendo a piccoli passi, aggirando per quanto è possibile la legge 107/2015 e rimandando le decisioni di quelle parti della legge che sembra non essere possibile aggirare. C’è chi sostiene, pubblicamente e senza infingimenti, che l’approvazione dell’ipotesi di contratto mobilità 2016/2017, siglata il 10 febbraio 2016, sia sub iudice da parte della Funzione pubblica.
C’è anche chi sostiene che tra sindacati e Amministrazione sia in atto un vero e proprio gioco delle parti, per non assumersi direttamente la responsabilità dell’applicazione integrale della legge 107/2015 in tema di mobilità. C’è anche chi sostiene che invece si stia giocando una partita autentica, tra i sindacati, che vogliono derogare la legge 107/2015 con la contrattazione, e il Miur, che vuole approvare al meglio le novità introdotte dalla riforma della scuola.
I sindacati che hanno firmato l’accordo dell’ipotesi del contratto di mobilità, invitano ad analizzare il comma 73 dell’art. 1 della legge 107, in cui c’è scritto che, a partire “dall’anno scolastico 2016/2017, la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali”, mentre  con l’intesa raggiunta per la prossima mobilità questo comma 73 non verrà assolutamente rispettato.

 

 

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Questo sarebbe uno dei punti che i sindacati rivendicano come una conquista, infatti secondo l’ipotesi sottoscritta da sindacati e Amministrazione, la mobilità territoriale e professionale non opererà solo su ambiti, come previsto dalla legge 107/2015, ma anche su scuole. Dalle dichiarazioni di alcuni illustri personaggi politici del Miur, risulta invece una lettura diversa della prossima mobilità della scuola. 

Essi rivendicano la costituzione degli ambiti territoriali e il fatto che migliaia di docenti saranno obbligati a chiedere trasferimento su ambito territoriale per avere una sede definitiva per il prossimo triennio. Ma c’è di più! Anche se si fa molta attenzione a non farne esplicita dichiarazione pubblica, al Miur è risaputo che la questione chiamata diretta dei docenti da parte dei Presidi è un’assoluta certezza. Quindi se fossero confermate le indiscrezioni sulla “chiamata diretta”, dal prossimo anno scolastico saranno i dirigenti scolastici a scegliersi dagli ambiti i docenti, almeno per una parte della fase B  e per l’intera fase C e D della mobilità.
Se poi la Funzione Pubblica dovesse bocciare gli accordi dell’ipotesi di CCNI del 10 febbraio 2016, anche i docenti della fase A e del primo ambito della fase B della mobilità, a cui era stato concesso di trasferirsi su scuola, si troverebbero inseriti su un ambito territoriale. Quindi la partita della mobilità 2016/2017 è ancora tutta da giocare, e bisogna capire quali saranno i prossimi passaggi politici.

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