Home I lettori ci scrivono Concorso dirigenti scolastici, commissioni e correzioni: il mio punto di vista

Concorso dirigenti scolastici, commissioni e correzioni: il mio punto di vista

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In risposta alla professoressa Fiorentini,

Il giorno 15 luglio, il Consiglio di Stato ha stabilito che il farmaco Avastin, dal costo di circa 80 euro a dose, ha la stessa efficacia terapeutica del dieci volte più costoso Lucentis.

Dispiegando ai risultati delle prove del concorso appena concluso per la selezione dei dirigenti scolastici le medesime tecniche statistiche adottate per l’esame dei trial terapeutici dei due farmaci, si giungerebbe a questa inevitabile conclusione: “non è statisticamente accettabile l’ipotesi che le 34 commissioni abbiano operato come ramificazioni di un’ unica struttura omogenea ovvero almeno una commissione ha operato in difformità dalle altre”.

E’ questo, gentile professoressa, il fuoco della riflessione. La probabilità di superare la prova scritta è dipesa non solo dalla qualità delle risposte fornite ai quesiti proposti ma anche da quale commissione ha svolto la valutazione. In altre parole non si può statisticamente escludere, apprezzi la prudenza, che canditati non ammessi a sostenere la prova orale sarebbero stati invece promossi alla fase successiva se valutati da una diversa commissione; e viceversa.

E anche i numeri che lei fornisce suffragano questa ipotesi di una marcata eteroschedasticità esistente tra le diverse commissioni. Considerato infatti che i partecipanti alla prova scritta sono stati 9376, applicando le percentuali di promozione registrate dalla sua commissione all’intera popolazione dei concorrenti, avremmo dovuto osservare al termine della selezione un elenco di idonei composto da circa 4500 nomi!

Pertanto, non volendo in alcun modo dubitare della correttezza morale dei commissari, è evidente che l’attività di raccordo tra le diverse commissioni non è risultata efficace e l’alea sembra aver avuto sul governo del concorso effetti che si sono elevati oltre la soglia dell’irrilevanza.

Non si comprende poi come mai, anche superando l’indirizzo indicato dal decreto legislativo 97 del 2016, il Ministero non abbia deciso di fornire spontaneamente i dati risultati dal processo di valutazione operato dalle singole commissioni. Avendo cura di non recare pregiudizio ai diritti di alcuno e mantenendo l’anonimato, si farebbe un favore alla trasparenza se per ogni prova sostenuta potessimo conoscere quale commissione l’ha corretta, il giorno in cui è avvenuta la correzione, il punteggio attribuito a ognuno dei cinque quesiti, oltre alle analoghe informazioni per l’eventuale prova orale.

Questi dati, se esaminati in profondità, potrebbero rivelare debolezze della procedura non altrimenti osservabili e fornire suggerimenti idonei a progettare sempre più efficaci selezioni future, esattamente come prevede la legge 124 del 2015 che si propone di utilizzare la trasparenza quale leva per il miglioramento della performance della Pubblica Amministrazione.

E, invece, il MIUR, nell’epoca del Data Mining si limita a pubblicare decreti con allegati lunghi elenchi di nomi prosciugando i cittadini di quei dati necessari a condurre analisi autonome, passaggio indispensabile per compiere scelte personali, indipendenti e informate.

E non c’è chi non veda, gentile professoressa, come gli sfoghi che in questi mesi hanno inondato alcune piattaforme social siano il frutto della mancanza di informazione che il Ministero ha alimentato custodendo informazioni che, essendo detenute in formato digitale, potevano anonimamente essere diffuse al solo costo di un click.

Giovanni Lombardi