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Di Maio: basta 36 alunni per classe e servono più assunzioni, c’è ancora tanto da fare per la scuola

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Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del lavoro e dello Sviluppo economico, torna a manifestare l’intenzione di “smantellare la Buona Scuola”: lo fa, con una lettera pubblicata sul Mattino di domenica 27 gennaio, promettendo che il Governo gialloverde ha appena iniziato la sua opera.

Abbiamo ancora 4 anni di lavoro

“Abbiamo altri 4 anni davanti a noi ed è a questo che ci dedicheremo”, ha spiegato Di Maio, sottolineando che “c’è ancora tanto da fare per la scuola”. E sul fronte dell’istruzione pubblica, l’azione dell’Esecutivo, promette il leader politico del M5S, si svilupperà “a partire dalle classi pollaio e assumiamo più insegnanti”.

Una curiosità: era diverso tempo che Luigi Di Maio non parlava più di “smantellare” la riforma 107 del 2015, come detto anche un anno fa alla nostra testata: un vocabolo che, dopo l’approdo al Governo, il vicepremier aveva trasformato in “superare” la Buona Scuola.

Tutto rimandato però al 2020

Il riferimento del vicepremier alle classi pollaio è probabilmente al fatto che solo alcuni giorni fa la deputata del M5S Vittoria Casa ha detto che “gli oneri finanziari necessari ad attivare le misure previste dal disegno di legge Azzolina in materia di classi pollaio saranno spostati sull’anno finanziario 2020, al fine di evitare un impatto sul bilancio in corso”.

La decisione non era prevista, perché il testo originario dalla proposta di legge n. 877 con al massimo 22 alunni per classe, presentata dall’on. Lucia Azzolina prevedeva che già a partire dal settembre 2019 si sarebbe dovuto iniziare a ridurre il rapporto numerico docenti alunni.

Alcuni giorni prima, come scritto dalla Tecnica della Scuola, nella stessa direzione si era espresso l’onorevole Luigi Gallo, sempre del M5S, presidente della VII Commissione della Camera.

Va comunque ricordato che l’avvio delle classi pollaio, con il via libera fino a 33 alunni per classe con casi limite anche di 36, è stato introdotto attraverso le norme avviate con l’ultimo Governo Berlusconi, a partire dalla Legge 133 del 2008.

Inoltre, c’è da dire che anche l’Ufficio Studi della Camera ha bocciato il disegno di legge Azzolina n. 877.

Tempi lunghi anche per le assunzioni

Anche sull’aumento del numero di docenti, si prevedono tempi non brevi: lo svolgimento dei concorsi pubblici, che per il nuovo ministro dell’Istruzione, presto rimarranno l’unico canale per selezionare ed assumere il personale a tempo indeterminato, comporta infatti una tempistica che nella migliore delle ipotesi porterebbe i vincitori in cattedra non prima del mese di settembre 2020.

Nel frattempo, comunque, si prevede l’immissione in ruolo, sul 50 per cento dei posti disponibili, attraverso le GaE e, qualora esaurite, tramite graduatorie derivanti dai Fit avviati a seguito del decreto legislativo n. 59/17 derivante dalla Buona Scuola.

Gli altri impegni di Di Maio

Tornando agli altri impegni di Governo, l’on. Luigi Di Maio promette che “nel 2019 taglieremo finalmente lo stipendio a tutti i parlamentari e taglieremo il numero dei parlamentari: avremo più di 300 onorevoli in meno da sfamare con grandi risparmi che potremo investire per far stare meglio chi ne ha più bisogno. Il cambiamento è iniziato e non si ferma”.

Il Governo, scrive ancora il leader grillino, modificherà anche le regole della “sanità” andando a “togliere i manager nominati dalla politica”.

 

Il vicepresidente del Consiglio ha poi ricordato che quest’anno “per le imprese del Sud che assumono ci sarà un doppio bonus. In poche parole in tutte le regioni del Sud ci potranno essere tantissime assunzioni a tempo indeterminato che saranno a costo zero da 5 a 18 mesi. È un momento favorevole alla creazione di nuovi posti di lavoro, e grazie anche al nuovo Fondo Nazionale Innovazione è un momento favorevole per avviare un’impresa e farsi finanziare delle idee”.

Di Maio ha infine ricordato che “il Reddito di Cittadinanza prevede che le aziende che offrono un lavoro ai cittadini che ne possono beneficiare, abbiano diritto ad un incentivo che va da un minimo di cinque fino ad un massimo di 18 mesi dell’assegno previsto per quelle persone”.