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E il Ministro va in tv

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Non sono Massimo Galli, meno che mai ho la sua autorità scientifica ma posso dire che ha ragione da vendere in questa intervista?

Non essendo un infettivologo ma solo parte in causa, come insegnante, posso, però, provare a sviluppare il suo ragionamento con i dati della esperienza diretta. Quella che manca al Ministro Azzolina che fa ormai i tour quotidiani in televisione per convincerci del contrario e cioè di essere perfettamente in grado di conoscere la situazione reale delle scuole.

Anche oggi il Ministro è in tv, da Myrta Merlino, per provare a smentire le notizie ed a rispondere a quelle domande che sono state poste qui ed altrove.

Galli ha certamente ragione quando parla di “slogan politico” a proposito della ipotizzata riapertura delle scuole il 9 dicembre, decisione per fortuna rinviata a gennaio. Il rapporto stretto fra le decisioni relative alla gestione delle scuole ed i dati della diffusione del COVID dovrebbe essere l’unico elemento considerato dal decisore politico.

E’ di tutta evidenza, invece, che il decisore politico italiano, almeno a livello centrale, ha deciso finora la ripresa delle attività scolastiche in presenza e sembra orientato a decidere la riapertura delle scuole a dicembre, per dirla con Totò e con Galli, a prescindere dai dati reali.

Per carità di Patria non voglio parlare dei trasporti o di condizioni e strutture esterne alle scuole. No, voglio parlare solo dell’ambiente interno.

Se quella della mancata valutazione dei dati reali sembra una affermazione forte ed infondata, allora provate a seguire i ragionamenti che farò.

“La scuola è il luogo più sicuro, dove con l’applicazione di misure e parametri precisi, ci si garantisce dal contagio”.

Per giustificare, però, questa affermazione sulla scuola come luogo sicuro bisognerebbe avere e diffondere in trasparenza dati certi sulla presenza di un bassissimo numero di contagiati nelle scuole italiane ma anche dimostrarne, attraverso un minimo di tracciamento, l’origine esterna all’ambiente scolastico.

In mancanza di questo, le affermazioni sulla scuola sicura o sono fideistiche o sono veicolo  di propaganda, lo slogan politico di cui parla Galli.

Che siano affermazioni al più fideistiche lo ha dimostrato lo stesso Ministro, nella trasmissione domenicale di Myrta Merlino (cara Myrta,a proposito di accuratezza,contrariamente a quanto hai detto Lucia Azzolina non è ancora un Dirigente scolastico e quindi non ha mai svolto quella funzione nella sua vita) con una difesa che appare risibile se non fossimo di fronte ad una tragedia.

Non è compito del Ministero dell’istruzione raccogliere dati sul contagio….al ministero non abbiamo competenze per analizzare dati epidemiologici…” pure parziali aggiungo io.

Basterebbe questo a far porre alcune domande semplici e cioè :”Se il Ministero dell’istruzione non ha fra i suoi compiti istituzionali raccogliere ed analizzare dati , a che pro una raccolta a  campione e per giunta non validata dall’ufficialità di contagi certificati dalle ASL?” Al solo scopo di fornire cifre rassicuranti , comunque, non raccolte con criteri scientifici?

Seconda domanda “Ma se il Ministro ammette le ASL in difficoltà o addirittura assenti , su cosa si regge l’assunto che le scuole non hanno favorito la crescita dei casi”?

Ed una terza domanda ancora: “Il Ministro conosce lo studio di Livio Fenga.  uno statistico dell’Istat (studio svolto a titolo personale e che non coinvolge, però, l’istituto di Statistica) che afferma, sia pure con una serie di cautele ed eccezioni, una correlazione per periodi tra apertura delle scuole ed aumento dei casi ?

Non volendo solo citare le recenti notizie giornalistiche che parlano di dati non solo non  resi pubblici (Wired li ha ottenuto con un accesso civico) ma che gli stessi , a sentire lo stesso Ministro Azzolina a “L’aria di domenica”,  non erano nemmeno dati completi per tutte le scuole,non omogenei e non analitici  inviterei, allora,  ad una indagine empirica che  ognuno di noi, insegnante o genitore con i figli frequentanti, può  fare oggi o aver fatto nelle scorse settimane.

Perché farlo anche senza  alcuna pretesa scientifica? Per intanto perché farebbe il paio con i dati “raccolti” (e le virgolette ci stanno tutte) dal MI ma stavolta con una partecipazione di prima mano dei soggetti coinvolti.

Che i dati possano provenire, in forma certa, organizzata, attendibile e completa, dalle ASL è negato dalla evidenza, dichiarata e conclamata, che il tracciamento nella seconda fase in Italia non ha funzionato affatto altrimenti , come ha insegnato la Corea del Sud, non avremmo avuto i numeri attuali ed i focolai diffusi. Persino il Ministro non lo nega.

Non mi risulta, peraltro, che ci sia alcun canale comunicativo diretto ed informatizzato tra le ASL e le scuole in nessuna parte d’Italia. A cosa servirebbe averlo? Per lo meno per far sapere alle scuole, prima della eventuale riapertura, cosa e chi controllare al rientro in presenza.

E’ esperienza personale di docente in due classi in quarantena ben prima della chiusura delle scuole campane, quella di non aver avuto alcun contatto dalla ASL competente manco per accertare, con un minimo di intervista, quanto potessi essere stato “contatto stretto” .

E ci sono casi descrivibili (anche qui esperienza diretta e non raccontata) in questi termini: casi di contagio in famiglia, magari tamponi positivi anche di studenti e la scuola cosa ne sa? Ben poco perché ci sono famiglie che, in caso di contagio di un membro, non essendo in grado di supplire autonomamente (con i tamponi effettuati privatamente) alle carenze delle ASL possono aver tenuto, magari in assenza di sintomi, i figli positivi a casa.

E’ successo ed in qualche caso lo si è scoperto per puro accidente. Ci sono famiglie che ,invece, al dato certo del tampone positivo del figlio hanno ritenuto di non segnalare la circostanza alla scuola con la motivazione dichiarata che il figlio a casa non poteva contagiare nessuno.

Ma, all’eventuale rientro in presenza il 7 gennaio,  cosa ci salverebbe dal possibile contagio?La sola assenza dello stato febbrile? Ma se il positivo, pur senza febbre,  non ha ancora raggiunto la negativizzazione e se la sua positività non è stata nemmeno notificata alla scuola, cosa succederà al suo rientro a gennaio?

In ultimo una ulteriore considerazione relativa alla DID/DAD nel momento del ritorno in presenza al 75% previsto dall’ultimo DPCM : ma qualcuno considera che con classi eventualmente divise fra casa e scuola far operare i docenti con le strutture informatiche della scuola è un collo di bottiglia rispetto alla utilizzazione di postazioni casalinghe che sfruttano reti diverse e più performanti? Galli parla di slogan politico? Come dargli torto?

Anche perché sentire oggi il Ministro parlare dalla Merlino di tamponi da effettuare a scuola con una certa immediatezza quando questo non avviene sempre per la popolazione generale è veramente stupefacente.

Franco Labella