Home Attualità Elogio delle maestre: mal pagate, con grandi responsabilità ma sempre disponibili

Elogio delle maestre: mal pagate, con grandi responsabilità ma sempre disponibili

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Dopo l’incidente capitato per tragica fatalità al pullman che avrebbe tamponato un camion, causando così la morte della maestra accompagnatrice dei suoi piccoli alunni in viaggio di istruzione, è bene ricordare che le insegnanti delle scuole primarie sono quelle più esposte, i termini di responsabilità sul versante delle uscite didattiche, ma anche le più gravate nel lavoro giornaliero a scuola.

Tuttavia, per incredibili noncuranze, sono anche le peggio pagate nella grande comunità della docenza.

Infatti, svolgono 22 ore settimanali + 2 di programmazione pomeridiana per un totale di 24 ore a settimana, a cui si  aggiunge il lavoro a casa e in autonomia per la preparazione delle lezioni, correzione dei compiti e altri adempimenti burocratici, che possono portare ad un impegno totale indefinito, quantificabile forse in altre 30 ore settimanali. 

Dunque, facendo quattro conti, un maestro lavora più di un docente di scuola secondaria di primo e secondo grado, ma lo stipendio è nettamente inferiore. Qualche lustro addietro c’era l’alibi che i mastri, lavorando senza laurea, venivano inquadrati secondo parametri tabellari più bassi, tant’è che a fine carriera, se il docente di scuola primaria con 35 anni di servizio guadagna 29.275,99 euro all’anno, il suo collega di scuola superiore arriva a un importo di 34.052,17 euro, circa 5mila euro lordi di differenza in un anno, pari a circa 400 euro al mese.

Considerato che da qualche tempo per insegnare nelle ex scuole elementari occorre la laurea, questa differenza non dovrebbe più esserci, anzi, si dovrebbero pagare di più per il maggior numero di ore che questi prof svolgono in classe: 22 ore +2 settimanali contro i 18 dei colleghi delle superiori.

E questo già ci pare un primo vulnus.

Il secondo e più delicato, e che ci riporta all’incidente cui accennavamo più sopra,  sta nel fatto che le responsabilità di una maestra, a quanto riusciamo a capire attraverso anche esperienza diretta, sono molto più pesanti di qualsiasi altra docenza e in modo particolare durante i viaggi di istruzione, se decide di accompagnare i suoi ragazzi.

Oltre appunto ad accollarsi sull’autobus, per strada, nei luoghi tipici da visitare durante la gita responsabilità di rilievo, che vanno da un malore improvviso, a una distrazione (e non solo dei bambini), non ha possibilità di rilassarsi un solo istante.

Abbiamo infatti visto gruppi di bambini di scuola primaria (dalla prima alla quinta) girare per gli stand del Salone di Torino accompagnati da due sole insegnanti, mentre tutt’intorno centinaia di persone girovagavano col naso in su cercando amici, conoscenti, eventi, editori, corridoi, sale, presentazioni, personaggi illustri e cosi via, col reale rischio di tagliare, anche involontariamente, quei gruppi e isolare magari qualcuno di loro dall’insieme della scolaresca. Un rischio reale evidentissimo ed elevatissimo che ci ha colpito, facendoci riflettere sulla quasi impossibilità di ritrovare, in quella bolgia di gente, lo sfortunato alunno che si fosse, per un motivo qualsiasi, smarrito.

In altre parole, vedendo quelle schiere di alunni minuti e un po’ spauriti fra schiere vocianti di giganti adulti di ogni tipo e colore, dimensione e stazza, compresi alunni schiamazzanti delle superiori, magari in cerca dei loro prof, lasciati apposta nelle retrovie per procacciarsi qualche ora di libertà fra quegli spazi, ci siamo resi conto di quanto delicato e rischioso sia per quelle docenti mostrare ai loro alunni, con reale sprezzo del pericolo, un evento unico in Italia, trattandosi appunto di cultura e dunque di avvenire.

Ne abbiamo ammirato, in cuor nostro, il coraggio, la dedizione, la forza e perfino la temerarietà ad affrontare coi loro bimbetti quella bolgia che, seppure nei vari gironi trattava di libri e di scienza, di arte e variopinta cultura, tratteneva in sé il germe imprevedibile dell’imprevisto nella più comune forma di una distrazione o di una svista.

Da qui il nostro sentito e doveroso e  sincero omaggio al lavoro discreto ma indispensabile di queste straordinarie colleghe: viva le/i maestre/i