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Emendamenti 4.48 e 4.49 al DL 25/2025: una falsa speranza per i docenti di religione. SAIR e FENSIR denunciano l’illusione elettorale

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Il dibattito attorno agli emendamenti 4.48 e 4.49 al Decreto Legge 25/2025 ha acceso, negli ultimi giorni, un acceso confronto politico e sindacale, specialmente tra i docenti di religione. Al centro della discussione, la proposta – poi rivelatasi sterile – di eliminare nei commi 1 e 2 dell’articolo 1-bis della legge 159/2019 il riferimento alle cosiddette “procedure autorizzatorie” previste dall’articolo 39 della legge 449/1997.

Secondo le intenzioni dei proponenti, tale modifica avrebbe dovuto facilitare le immissioni in ruolo dei docenti di religione, una categoria storicamente penalizzata da procedure lente e contingenti di assunzione spesso bloccati da vincoli normativi. Tuttavia, la realtà è ben diversa. Gli emendamenti non modificano la sostanza della normativa vigente, né incidono in alcun modo sulle reali possibilità di assunzione per i circa 13.000 docenti di religione che attendono da anni una stabilizzazione a tempo indeterminato.

A smontare ogni illusione è il SAIR (Sindacato Autonomo Insegnanti di Religione), attraverso la voce della sua segretaria nazionale Mariangela Mapelli:
“Una norma tanto acclarata quanto perfettamente inutile, essendo già così da bando. Nessun aumento della quota dei posti liberi, che rimangono quelli previsti dalla legge 186/2003, cioè 70% per il ruolo e il 30% continuano ad essere a tempo determinato. Vera riforma dovrebbe essere la modifica dell’art. 2 della legge 186/2003. Allora sì avremmo dovuto festeggiare anche i colleghi delle regioni di Campania, Basilica e Calabria che hanno 35 anni di servizio e prossimi ormai alla pensione, obbligate da una vita nel precariato”, ha dichiarato. Un’affermazione chiara che mette nero su bianco l’inutilità di una modifica più apparente che sostanziale.

Duro anche il giudizio della FENSIR, la federazione sindacale che dal suo nascere segue da vicino la situazione dei docenti IRC. Il segretario nazionale Favilla non nasconde l’irritazione per una manovra che definisce “vuota di contenuto” e dettata più da logiche elettorali che da reali intenti riformatori:
“Non possiamo che sottolineare ancora una volta gli aspetti propagandistici di qualche emergente sigla sindacale che, sotto votazioni RSU, ha voluto ancora una volta illudere, cercando di accaparrarsi il loro sostegno, attraverso un emendamento vuoto di sostanza, circa 13.000 docenti di religione che sono in attesa del loro turno di assunzione. Da sempre, personalmente, sono per il 100% delle assunzioni a tempo indeterminato di tutto il personale irc, adesso (o a breve) nelle graduatorie di merito del concorso straordinario, superando definitivamente il blocco del 30%… quello che sto dicendo è un’eresia? me lo si dimostri che il 30% è verità di fede”.

Il punto cruciale, ricordano i sindacati, è che l’accesso al ruolo degli insegnanti di religione continua a essere regolato rigidamente dalla legge 186/2003, che limita le immissioni in ruolo a un numero definito di posti e non da un generico superamento delle procedure autorizzatorie, che sarebbero state assurde se legate ai posti liberi dal turn over.

Gli emendamenti 4.48 e 4.49 non determinano alcun incremento nelle possibilità di assunzione né comportano lo sblocco di nuovi contingenti. Si limitano a specificare che le immissioni in ruolo per l’anno scolastico 2025/2026 avverranno in relazione ai posti già messi a bando tramite le procedure concorsuali previste, nel rispetto dei limiti dei posti vacanti e disponibili. In altri termini se nella diocesi di Lilibeo ci sono 20 posti liberi nel settore secondaria e i posti a concorso sono 19, tutti e 19 posti saranno occupati dai primi 19 docenti più alti in graduatoria di merito, tenendo conto di precedenze e preferenze, quel posto libero rimasto, invece, sarà utile nel 2026/27 per lo scorrimento della graduatoria sommandosi con i posti resisi liberi dai pensionamenti. L’eliminazione del richiamo alle “procedure autorizzatorie” non produce effetti concreti sul piano normativo, lasciando invariato il meccanismo attuale di assunzione. Al contrario, rischiano di generare confusione e false aspettative tra i lavoratori del comparto scolastico, già segnati da anni di precariato e promesse mancate.

Alla luce di quanto accaduto, SAIR e FENSIR ribadiscono la necessità di una riforma seria, strutturale e condivisa, che restituisca dignità e prospettive certe ai docenti di religione. E mettono in guardia contro operazioni dal sapore elettoralistico/propagandistico che, dietro la retorica della semplificazione normativa, non fanno altro che alimentare delusione e sfiducia.

Il messaggio è chiaro: serve concretezza, non propaganda. E soprattutto serve rispetto per una categoria che da troppo tempo aspetta risposte vere.

I CONTENUTI DELL’ARTICOLO SOPRA RIPORTATI SONO DI CARATTERE PUBBLICITARIO