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Erasmus: Brexit a impatto zero

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Il direttore dell’Agenzia nazionale Erasmus + Indire, presentando i dati sulla mobilità degli italiani verso lo stato britannico, ha detto che la Brexit non inciderà sullo spostamento dei giovani:

“Non c’è automatismo tra Brexit e programma Erasmus+ ed è ingiustificato l’allarme sulla fine della cooperazione tra Unione Europea e Regno Unito in tema di mobilità. E’ importante rassicurare gli studenti e gli addetti ai lavori sul proseguimento delle attività in corso, comprese quelle approvate nel quadro dell’invito a presentare proposte 2016, che procederanno regolarmente fino alla scadenza prevista originariamente”

 

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Dal 2007 al 2015, dice l’Indire, la mobilità degli studenti italiani per studio e tirocinio verso il Regno Unito cresciuta dell’80%, con un incremento medio annuo dell’11 per cento. Nel 2007 gli studenti italiani in partenza verso l’isola sono stati quasi 1.500, mentre nel 2015 sono aumentati fino a quota 2695. Nel 2014/2015 il Regno Unito è al quarto posto tra i paesi più gettonati per motivi di studio, dopo Spagna, Francia e Germania, mentre sul fronte dei tirocini, dopo la Spagna, al secondo posto nella scelta si inseriscono le aziende britanniche che ospitano 1.303 tirocinanti, con un incremento di oltre il 40% rispetto al 2013/2014. Il Regno Unito è una destinazione molto amata anche dai docenti: secondo Indire è la quinta più quotata per i viaggi di insegnamento (dopo Spagna, Francia, Germania e Polonia) e la terza per i viaggi di formazione, che coinvolgono sia i prof che lo staff tecnico-amministrativo.

Secondo l’Indire, il Regno Unito è una delle mete preferite dagli studenti universitari europei nell’ambito del Programma Erasmus+. Lo stato britannico ha accolto dagli altri paesi Ue 27.401 studenti, a fronte di 15.610 giovani inglesi partiti per fare un’esperienza di mobilità all’estero. Sul totale degli studenti accolti nel Regno Unito, il 25% degli studenti Erasmus arrivati nelle università britanniche è francese, il 16% proviene dalla Germania, il 15,4% dalla Spagna e l’8,5% dall’Italia.

A livello politico, spiega l’Indire, siamo altrettanto fiduciosi che il Regno Unito e la Commissione trovino una strada per far sì che la mobilità di studenti e docenti e la cooperazione transnazionale continuino a essere un’opportunità concreta