Home Politica scolastica Fase C: basta con i docenti che bivaccano nei corridoi

Fase C: basta con i docenti che bivaccano nei corridoi

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Sulla questione delle assunzioni della fase C Max Bruschi non usa mezzi termini e lancia accuse precise e pesanti.

“Molti docenti che hanno “preso servizio” nella fase C – afferma Bruschi – si trovano a bivaccare nei corridoi. Lo trovo uno sconcio. Quasi nessuno ha avuto il doveroso confronto con il DS, curriculum alla mano. Poi, ci sono le fantastiche eccezioni. Ma, per l’appunto non rappresentano, oggi, la regola.”
Come gestirla in modo proficuo? Bruschi insiste su un concetto già espresso in parecchie occasioni: il ruolo del Ds appare fondamentale. Scrive a tal proposito: “So per primo che nelle istituzioni scolastiche è arrivato personale di diversa “quidditade”. Ma, rilevo, capita tutti gli anni. Il DS che non compie la necessaria valutazione (se del caso, anche “allertandosi”), viene meno a uno dei compiti connessi al profilo. Forse, al principale.”
Ciò ha maggior rilevanza in particolare pensando al fatto che ai dirigenti è lasciata ampia autonomia nella gestione del personale, se escludiamo qualche piccola limitazione: “Ora, la prima considerazione, è che l’attuale gestione del potenziamento è deregolamentata e ha solo un paio di paletti. Il primo, che l’organico delle istituzioni scolastiche è unificato sin da quest’anno, eliminando, da un lato, le odiose “canne d’organo” dei percorsi di secondaria di secondo grado; dall’altro (e non so se questa fosse la volontà del legislatore, ma tant’è. Ignorantia legis non excusat) unificando l’organico dei comprensivi e realizzando, in tal modo, una delle idee migliori (e più avversate) di Luigi Berlinguer.Il secondo, riguarda le supplenze. I posti in più possono essere usati per coprire le supplenze brevi; i posti del potenziamento a loro volta possono essere coperti da supplenze lunghe, se di fatto “vacanti”, ad eccezione dei posti sul SOS se non ci sono specializzati disponibili.”
Per il resto vige piena libertà nella gestione del personale, che, secondo Bruschi, dovrebbe indurre alla sperimentazione, non agli stramaledetti progettini: “La scuola primaria (e, per inciso: la scuola secondaria di I grado. Insomma, l’organico degli IC) non darebbe problemi. Si possono usare i docenti C per scomporre le classi e fare gruppi di livello; per sperimentare “nuovi” modelli (il “modello stellare”, ad esempio, con un insegnante del “leggere scrivere far di conto” e gli specialisti di motoria, musica, inglese… ); per prolungare l’orario del “tempo a scuola” con attività didattiche facoltative. Chi lo proibisce?”
La secondaria di II grado garantisce un ampio margine di movimento: “Primo, nessuno vieta di azionare sin da subito tutte le possibilità previste dal DPR 275/199 sull’autonomia delle istituzioni scolastiche, e che peraltro ho più sopra richiamato. Secondo, nessuno vieta di progettare dei momenti di compresenza (esempio: insegnante di arte e insegnante di pittura… quando l’ho detto a un DS, sembrava Siddhartha dopo l’illuminazione). Terzo, nessuno vieta (la normativa è pienamente vigente!!!) di attivare almeno una parte degli istituti previsti dall’articolo 10 del dPR 89/2010. Vediamoli. Comma 2 lettera C: le istituzioni scolastiche “possono organizzare, attraverso il piano dell’offerta formativa, nei limiti delle loro disponibilità di bilancio, attività ed insegnamenti facoltativi coerenti con il profilo educativo, culturale e professionale dello studente previsto per il relativo percorso liceale. La scelta di tali attività e insegnamenti è facoltativa per gli studenti. Gli studenti sono tenuti alla frequenza delle attività e degli insegnamenti facoltativi prescelti. Le materie facoltative concorrono alla valutazione complessiva. Al fine di ampliare e razionalizzare tale scelta, gli istituti possono organizzarsi anche in rete e stipulare contratti d’opera con esperti, nei limiti delle risorse iscritte nel programma annuale di ciascuna istituzione scolastica”. In questo caso, le scuole hanno le risorse professionali interne da sfruttare.”
Il Collegio dei docenti può assumere adeguate deliberazioni in merito: “Quanto al POF citato, nulla vieta di adottare in Collegio docenti una delibera meramente didattica di raccordo, che “nelle more” di adozione del PTOF definisca dei criteri di attivazione di corsi facoltativi. Articolo 10, comma 3 dPR 89/2010. “3. Nell’ambito delle dotazioni organiche del personale docente definite annualmente può essere previsto un contingente di organico da assegnare alle singole istituzioni scolastiche e/o disponibile attraverso gli accordi di rete previsti dall’articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, con il quale possono essere potenziati gli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti e/o attivati ulteriori insegnamenti, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano dell’offerta formativa mediante la diversificazione e personalizzazione dei piani di studio. L’elenco di detti insegnamenti è compreso nell’allegato H al presente regolamento”.
Conclude Bruschi: “Ora, il contingente, ipso facto, c’è. Per cui, tanto il potenziamento quanto l’attivazione di ulteriori insegnamenti (l’allegato H, questo sconosciuto) sono possibili da ora. Le istituzioni scolastiche sono autonome. Non solo, rispetto alle loro disponibilità, non devono attendere disposizioni dagli USR o dagli AT, ma quelle stesse disposizioni, normativamente, non potrebbero assolutamente “manomettere” ciò che è di stretta competenza, per l’appunto, delle istituzioni scolastiche e dei loro dirigenti.”
Insomma il problema delle assunzioni in fase C è quello della gestione del personale. Infatti qualcuno commenta: “Io sono felice. A 700 km dai miei bimbi. Ho la reperibilità come i medici. Tutti i giorni supplisco in una classe diversa. Su tre ordini di scuola. L’apoteosi della schifezza. E la volatizzazione del Contratto Collettivo. A scapito soprattutto degli studenti.”
Alla fine sorge il terribile dubbio, che aleggia nelle menti di tutti: sono state semplicemente un clamoroso errore le assunzioni in fase C? Al tempo, quel regista che trova sempre il perfetto finale, l’ardua sentenza…