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Gli Stati generali per la rivoluzione digitale

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Più di mille tra docenti, dirigenti scolastici e genitori, per oltre un terzo provenienti da fuori Lombardia, hanno animato nei giorni scorsi gli “Stati generali della scuola digitale” che si sono svolti ieri a Bergamo. Di fronte al fatto che la scuola si trova ad affrontare la prima generazione che ha imparato il digitale prima ancora di saper scrivere, il sistema scolastico, oltre a decidere se introdurlo nella didattica o meno, ma deve più che altro di imparare a gestire una vera e propria rivoluzione nella modalità di apprendimento e di organizzazione della conoscenza da parte dei ragazzi.

 

LA TECNICA DELLA SCUOLA E’ SOGGETTO ACCREDITATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DELLA SCUOLA E ORGANIZZA CORSI IN CUI È POSSIBILE SPENDERE IL BONUS.

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Dagli effetti del digitale sull’apprendimento all’organizzazione dei nuovi ambienti scolastici, dai bisogni educativi speciali alla trasformazione dei contenuti didattici, dall’esperienza degli animatori digitali alle sperimentazioni scientifiche, una decina di tavoli tematici hanno fatto il punto dell’evoluzione a un anno dal lancio del Piano nazionale scuola digitale.

Piano, racconta Il Sole 24 Ore, che ha messo sul piatto «investimenti complessivi che stimiamo in un miliardo di euro, sia per la formazione che per l’utilizzo del digitale come strumento trasversale», ha affermato Davide Faraone, sottosegretario del ministero all’Istruzione: «Abbiamo investito nella formazione e nella valorizzazione degli animatori digitali così come nella banda larga: con gli ultimi bandi altre seimila scuole avranno la connessione veloce ed entro fine anno tutte le scuole saranno dotate di banda larga».

E ora si aggiungono 350 milioni di euro messi a disposizione per il bando delle scuole innovative, un concorso di idee per la realizzazione di 52 nuove scuole «all’avanguardia, sostenibili, a misura di studente», perché anche la forma degli ambienti scolastici sta cambiando all’intersezione tra rete e spazio fisico

«La scuola non deve subire le tecnologie – ha aggiunto un esperto della segreteria tecnica del ministro dell’Istruzione -: per questo abbiamo scelto di accompagnare i docenti nell’avvicinamento al digitale, a partire dal coding e dal pensiero computazionale, cui si affiancheranno nei prossimi mesi un’altra decina di iniziative».

La tecnologia non è in effetti un fine, ma «uno strumento che è utile solo se si adatta alla didattica», hanno spiegato gli esperti di psicologia della comunicazione.

La giornata bergamasca, scrive ancora Il Sole,  ha d’altra parte evidenziato come la scuola debba sempre più integrare le nuove tecnologie nella didattica, ma non solo come potente strumento abilitante dell’apprendimento

I docenti sono chiamati anche a un’«educazione sentimentale che sia più qualitativa che quantitativa all’utilizzo del digitale, a un sano uso della rete con uno sforzo collettivo per una dieta mediatica che possa rendere consapevoli i ragazzi in uno dei momenti più delicati, quello dell’adolescenza».