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Laureati in Scienze formazione primaria, l’anno in corso sarà utile per l’accesso al concorso? Giuliani: è improbabile

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“Difficilmente l’anno in corso sarà ritenuto valido per l’accesso al concorso straordinario per 12mila maestri della scuola dell’infanzia e primaria”: la previsione è del nostro direttore Alessandro Giuliani, interpellato il 22 ottobre da Radio Cusano, a proposito della procedura concorsuale in arrivo preceduta dal decreto sottoscritto venerdì 18 ottobre dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.

La richiesta dei laureati in Scienze della formazione primaria

Continuano a giungere quesiti a proposito del concorso, ideato dal Governo per tamponare gli effetti della sentenza negativa del Consiglio di Stato alla stabilizzazione – sia su posti comuni che di sostegno – dei diplomati magistrale tramite GaE: premesso che l’accesso all’unica prova (non selettiva) sarà riservato a chi è in possesso del requisito di abilitazione (Laurea in Scienze della Formazione Primaria, diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002), l’amministrazione ha stabilito che sarà anche necessario avere svolto almeno due anni di servizio (180 giorni minimo per ognuna) nel corso degli ultimi otto anni.

Ora, se per la maggior parte dei maestri con diploma magistrale tale requisito è stato da tempo raggiunto, lo stesso non si può dire per i più giovani “concorrenti” laureati in Scienze della formazione primaria: molti di loro, infatti, confidavano nell’annualità in corso per raggiungere il biennio richiesto.

Fortissimi dubbi

“L’anno scolastico in corso, il 2018/2019, può essere ritenuto valido? Dal nostro punto di vista abbiamo fortissimi dubbi, perché siamo ancora ad ottobre”, ha detto il nostro direttore.

A proposito dei tempi di assunzioni, Giuliani ha spiegato che “considerando l’alto numero di partecipanti, si prevedono liste di attesa piuttosto lunghe: per chi non riuscirà a prendere uno dei 12 mila posti a bando, si prevedono tempi tutt’altro che brevi. Si collocheranno in una graduatoria che per essere smaltita potrebbe richiedere diversi anni”.

“È bene, inoltre, che nel bando sia studiato bene: per evitare prestare il fianco a ricorsi, formulati da legali, associazioni e sindacati, sempre pronti a tutelare gli interessi dei docenti esclusi”, ha concluso il giornalista.

La proposta del filosofo Galimberti

Durante la puntata, si è anche parlato del modello di scuola auspicato da Umberto Galimberti, il 19 ottobre nel corso della fiera Didacta a Firenze: “la scuola indicata dal filosofo con pochi alunni comporta un sacrificio economico, perché 15 alunni per classe richiedono un aumento di organico – ha sottolineato il direttore -. Inoltre, una selezione che vada a verificare le proprietà innate empatiche dei docenti necessita di tempi lunghi”.

“Quelli che non vuole affrontare il Miur in questo momento. Tra un paio d’anni, quando si sarà superata l’emergenza dei tanti posti liberi o che si stanno liberando, si potrebbe forse procedere ad una selezione più qualitativa dei nuovi insegnanti”, ha concluso Giuliani