
Oggi si celebrano i funerali di Papa Francesco morto lo scorso 21 aprile a 88 anni a causa di un ictus. Le esequie si tengono oggi, 26 aprile, dalle ore 10.
L’ondata di persone è tale che non si riesce a cogliere interamente. Ci sono tantissime famiglie e gruppi di giovani, anche molti insegnanti. Quelli a cui il Pontefice argentino si è dedicato con passione e ardore per rimarcare che nessun giovane dovrebbe rimanere indietro e più difficili vanno sempre e comunque tutelati.
Come riporta Il Corriere della Sera, sono 50.000 i fedeli presenti all’interno di Piazza San Pietro. Il massimo consentito dal piano di sicurezza per la gestione dei grandi eventi seguito e coordinato in questo momento dalla questura. Nell’area adiacente a via della Conciliazione ci sono invece circa 100.000 persone pronte ad assistere ai funerali di Papa Francesco attraverso una dozzina di maxi schermi installati in luoghi strategici soprattutto in direzione del rione Prati. Al momento invece all’interno dell’area di sicurezza della Santa Sede sono giunte 140 delegazioni di paesi stranieri compresa quella del presidente americano Donald Trump.
L’omelia di Re
Dopo circa quaranta minuti dall’inizio della celebrazione ha preso la parola il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, per l’omelia. Re ha parlato della “scelta di un programma e di uno stile”, già dal nome “Francesco”. Il prelato ha definito il Papa come “desideroso di essere vicino a tutti, con attenzione alle persone con difficoltà, gli emarginati, è stato un Papa in mezzo alla gente, con cuore aperto verso tutti, attento al nuovo che emergeva nella società con carisma dell’accoglienza e dell’ascolto e la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti, con le porte sempre aperte”.
“In contrasto della cultura dello scarto ha parlato della cultura dell’incontro, della solidarietà. Con forza ha ricordato che apparteniamo tutti alla stessa famiglia umana e che nessuno si salva da solo. Ha più volte implorato la pace perché la guerra, diceva, è solo morte di persone, distruzione di case, ospedali e scuole. La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era prima”.
“Il Papa Francesco diceva sempre di pregare per lui. Ora, caro Papa Francesco, chiediamo a te di pregare per noi e ti chiediamo di benedire la Chiesa, il mondo intero”, ha concluso.
L’importanza dell’ascolto
Il discorso del cardinale può essere un insegnamento per tanti docenti, in analogia con il pensiero di Don Milani. Papa Francesco era contro la cultura dello scarto a favore dell’ascolto: si tratta di parole che tanti insegnanti, di sostegno, e non, applicano nella loro vita di tutti i giorni nei confronti di studenti con difficoltà o con disabilità.