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Rientro, alunni non divisi se assumiamo i precari e si fa didattica esperienziale: la terza via di Ascani

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Il rientro a scuola continua a far discutere. Anche perché i rappresentanti di Governo sono i primi a non avere un’idea comune: se la ministra Lucia Azzolina è orientata alla didattica con classi divise, metà a scuola e metà a casa con scambio al giovedì, e il sottosegretario Pippo De Cristofaro opta per il ritorno obbligatoriamente in classe almeno sino al termine della scuola primaria, la viceministra Anna Ascani dallo studio di UnoMattina propone una terza via: quella di cercare subito di “stabilizzare gli insegnanti per non avere un numero enorme di supplenti”, quindi optando per un concorso ultra-veloce, ed “ampliare l’offerta formativa non tanto smezzando le classi e lasciandone metà a casa quanto fare didattica esperienziale”.

La logica del “programma” è superata

Cosa significhi “didattica esperienziale”, la Ascani lo ha spiegato un paio di giorni fa, sempre via Facebook: bisogna abbandonare, ha detto la viceministra, “la logica superata del “programma” (che infatti formalmente non esiste più da oltre vent’anni) e intraprendendo con coraggio la via dell’apprendimento esperienziale di ispirazione montessoriana. Le classi, anche quelle dei più piccoli, andranno divise in gruppi per garantire il distanziamento e la sicurezza, ma questi gruppi potranno svolgere a giorni alterni attività diverse, con una maggiore attenzione ad esempio allo sport, alla musica, all’arte e alle tante attività, anche di creazione digitale, che hanno un importantissimo risvolto educativo e che oggi trovano troppo poco spazio nei curricula scolastici”.

Partiti i cantieri scolastici per il distanziamento

Ascani ha anche annunciato che sono ripartiti, dal 4 maggio, i cantieri in 2 mila scuole: quindi, “avremo più istituti sicuri e a norma; ci sarà una parte di edilizia provvisoria e strumentazioni per garantire il distanziamento sociale. Vogliamo che i bambini possano tornare a scuola a settembre, la scuola a distanza non può sostituire la scuola in presenza, la scuola a distanza può solo tamponare”.

Per fornire “risposte alle famiglie e restituire la socialità alle famiglie”, la democratica ha precisato che “già da maggio vorremmo provare ad avere degli educatori a disposizione, con gli enti locali, per accompagnare piccolissimi gruppi di bambini”.

Poi, “a giugno e luglio utilizzando più spazi, magari quelli delle scuole primarie chiuse che hanno cortili antistanti soprattutto all’aperto sempre in gruppi piccoli“.

Le regole chiave saranno quelle di cercare il più possibile di limitare il numero dei bambini, proteggere gli operatori, moltiplicare gli spazi, favorire l’attività all’aperto.

400 milioni per la banda larga delle scuole

Ascani ha quindi parlato del via libera al Piano Scuola grazie al quale si potrà potenziare la connettività dei nostri istituti scolastici: “avevamo previsto inizialmente 200 milioni, ne abbiamo stanziati invece oltre 400. Dobbiamo essere molto soddisfatti di questo lavoro e voglio ringraziare per questo il Comitato nazionale per la Banda Ultralarga”.

“Questa emergenza – ha aggiunto – ha dimostrato che è necessario che le scuole dispongano di tutti gli strumenti per portare avanti metodologie didattiche innovative. Non solo in questa fase di didattica a distanza, ma anche in condizioni normali, per fornire sempre maggiori competenze agli studenti. Abbiamo fatto uno sforzo straordinario per garantire a ogni giovane il diritto allo studio e ciò che abbiamo fatto rimarrà e sarà patrimonio della scuola che verrà”.

Si continua il lavoro avviato nel 2015

“Con questo Piano – ha continuato Ascani – vengono garantite risorse alle Regioni per portare la banda larga nelle scuole, che avranno connettività gratuita per 5 anni. Inoltre, sono previsti voucher le famiglie, per sia per la copertura delle spese di connettività che per l’acquisto di dispositivi tecnologici. Abbiamo cominciato a portare Internet in tutte le scuole del Paese nel 2015 con il Piano Nazionale Scuola Digitale e sono stati fatti passi in avanti importanti. Questo è un ulteriore tassello di un processo di innovazione del nostro sistema d’istruzione. Un tassello fondamentale per ridurre le disuguaglianze”.

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