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Un PECUP all’avanguardia: la riforma degli istituti tecnici e professionali guarda al futuro

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La recente pubblicazione del nuovo Profilo Educativo, Culturale e Professionale (PECUP) per gli istituti tecnici e professionali allegato al decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45 mi sembra passata molto inosservata rispetto alle Indicazioni Nazionali per il curriculo di cui si parla e straparla, eppure rappresenta un passo significativo verso un’istruzione più moderna e aderente alle esigenze del mondo contemporaneo.
Non si tratta solo di una revisione ordinamentale, ma di una scelta culturale: al centro vi è la persona e lo sviluppo delle sue competenze.
Il PECUP, in linea con quanto suggerito dalle ricerche più recenti in ambito pedagogico, è strutturato attorno alla didattica per competenze, fondata su unità di apprendimento interdisciplinari e attività laboratoriali e compiti di realtà, sviluppati anche in ambienti lavorativi.  
Le competenzeinfatti, “non si apprendono per esposizione, ma attraverso l’azione, la riflessione sull’azione e il confronto sociale” (Philippe Perrenoud).
Il nuovo assetto consente dunque di superare la didattica trasmissiva, promuovendo negli studenti un atteggiamento critico, creativo e proattivo, indispensabile per affrontare contesti in continuo mutamento.
Elemento fondamentale è la centralità della personalizzazione e dell’inclusione: la progettazione dei curricoli scolastici è ora fortemente orientata alla personalizzazione dei percorsi di apprendimento, anche tramite la gestione flessibile delle compresenze.
In tal senso, il documento abbraccia pienamente la visione di Howard Gardner, secondo cui “insegnare è adattarsi a chi apprende, non piegare l’allievo al proprio metodo”.I
n questo nuovo scenario, anche la figura dell’insegnante viene valorizzata come professionista dell’educazione, responsabile della progettazione di percorsi innovativi e aderenti alla realtà degli studenti. Una visione che trova eco nelle parole di Franco Cambi: “Il docente è un professionista della progettazione educativa, non un esecutore di programmi”.
La riforma, in secondo luogo, riconosce e valorizza l’autonomia delle istituzioni scolastiche, introducendo quote orarie flessibili che permettono alle scuole di adattare l’offerta formativa alle peculiarità del contesto territoriale. E’ prevista, ad esempio, una quota dell’autonomia pari al 25% dell’orario, che nel quinto anno può arrivare al 30%, che le scuole possono consentendo l’attivazione di in coerenza con il PECUP. Le scuole possono utilizzare fino al 25% dell’orario complessivo (30% nel quinto anno) per introdurre moduli didattici tirocini, stage e percorsi orientativi e altre attività coerenti con il contesto territoriale “in piena autonomia organizzativa”.
Questa alleanza educativa tra scuola e territorio, già presente nella riforma del 4+2 e strutturata attraverso patti educativi con ITS Academy, università, imprese e centri di ricerca, ha come obiettivo la formazione di cittadini e professionisti capaci di agire responsabilmente nella società e nell’economia contemporanea.Non si tratta di togliere alla scuola lo “scettro” della formazione di ma di superare definitivamente l’autoreferenzialità e l’esclusiva trasmissività della scuola, verso una scuola viva, autonoma, aperta, perché, come affermava Paulo Freire, “l’educazione autentica non si fa in isolamento, ma si costruisce nel dialogo con il mondo che ci circonda”.

Anna Tiseo

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