Hai preparato una lezione curata, magari con slide, video o contenuti interattivi. Tutto perfetto, sulla carta. Ma dopo i primi 10 o 15 minuti, l’attenzione degli studenti crolla: sguardi persi, distrazioni, sbadigli. Che cosa è andato storto?
Secondo lo psicologo Marco Catania, esperto in psicologia scolastica e neuropsicologia dell’età evolutiva, il problema non è nella qualità del materiale, ma nella durata del flusso comunicativo. Il cervello, soprattutto in età scolare, fatica a mantenere l’attenzione per lunghi periodi continuativi, anche se lo stimolo è coinvolgente.
La soluzione? Spezzare la lezione in blocchi brevi, alternando fasi di ascolto a momenti interattivi.
La tecnica step by step
Ecco un esempio di struttura efficace:
- 10 minuti di spiegazione frontale
- 5 minuti di domande e risposte, con la partecipazione attiva degli alunni
- 10 minuti di nuova esposizione dell’argomento
In questo modo, i 5 minuti “di respiro” servono a rigenerare l’attenzione, permettendo agli studenti di rielaborare quanto ascoltato e di sentirsi coinvolti. Se invece si insiste con 20 minuti filati di spiegazione, è molto probabile che gran parte del messaggio si perda… nel vuoto.
Non si tratta quindi di aggiungere elementi spettacolari alla lezione, ma di progettarla tenendo conto del funzionamento naturale della mente. Una scelta che può fare la differenza tra una classe distratta e una davvero presente.