
Ritorna l’appuntamento settimanale con la rubrica Scienze per la Scuola: oggi parliamo di poesie da imparare a memoria
Ci fu un tempo in cui bambini e ragazzi mandavano giù poesie a memoria come se piovesse, poesie prescritte rigorosamente dagli insegnanti e oggetto di certosino lavoro di ritenzione da parte di alunni e alunne la sera prima della probabile verifica.
Mamme, zie, nonni e papà (in genere, in quest’ordine) vigilavano sull’avvenuta ritenzione di “Oh! Valentino vestito di nuovo, come le brocche dei biancospini!…” da parte dell’indomito pargoletto e ne acclamavano la recitazione con applausi e compiaciuti “la sa, la sa!”, quando questi arrivava senza intoppi all’impervio traguardo dell’ultimo verso.
Il bimbo recitava queste poesie con un cantalenare accentuato, sempre a un passo dal degenerare in filastrocca, con quel tipico movimento dondolante della testa che accompagnava mimicamente il ritmo prosodico del testo. Effettuando l’operazione rigorosamente tutta d’un fiato, praticamente in apnea. Il tutto, nel più totale disinteresse dei soggetti in causa di cosa si fosse effettivamente capito della poesia di turno, mandata giù come una salvifica e criptica medicina prescritta dal medico. L’obiettivo era infatti, prevalentemente, ricordare tutta la poesia: la sua comprensione veniva spesso considerata un orpello francamente eccessivo per l’ormai stremato ragazzino; una pretesa, questa sì, indigeribile.
Piccolo, mondo antico, si dirà. Ma neanche tanto. Le Nuove indicazioni nazionali prevedono esplicitamente la reintroduzione delle poesie a memoria e quindi si pone il problema di come si muoverà il nostro “Valentino vestito di nuovo” nelle menti della complessa generazione Z e nell’era dell’intelligenza artificiale.
Ma, è utile o no, sul piano didattico, richiedere di mandare a memoria (learning by heart) le poesie nella scuola di oggi? Non affronteremo qui la controversa questione delle finalità che possono avere effettivamente ispirato questa proposta del MIM. Si tratta di finalità legate ad un effettivo vantaggio didattico (“è importante ritornare a questa pratica, perché…”)? O sono in gioco, in modo strisciante, finalità un po’ più “ideologiche” e dettate dall’intenzione di dare una risposta alle tante richieste di riesumazione, in salsa nostalgica, di modi e riti della “sana, buona scuola di una volta”?
Diamo speranzosamente per buona la prima ipotesi e proviamo ad entrare nel merito. Cosa ci dicono le evidenze scientifiche in proposito? C’è assoluto consenso sul fatto che si tratta di una pratica che mette effettivamente in gioco diverse operazioni mentali importanti. Vediamo quali.
Innanzitutto, con l’imparare a memoria un testo attiviamo ed esercitiamo importanti funzioni esecutive e metacognitive, come la pianificazione di azioni in vista di un obiettivo, l’uso della memoria di lavoro, la regolazione dell’attenzione e la flessibilità cognitiva, la scelta delle strategie (ripetizione, associazione, musicalità, raggruppamenti) per la cosiddetta memoria verbatim o parola per parola; esercitiamo inoltre la volontà di perseguire quell’obiettivo, con i suoi “costi” in termini di metodo e disciplina interiore.
Sviluppiamo contestualmente la nostra competenza linguistica, in quanto facciamo nostri vocaboli, locuzioni e significati, figure retoriche e forme sintattiche, e lo facciamo nel loro contesto d’uso (nella loro occorrenza cioè in frasi effettive, peraltro dense di significati). Inoltre, siamo indotti, ai fini di una recitazione espressiva del testo, a scegliere e ad usare importanti elementi fonologici e prosodici (intonazione, ritmo, modulazione della voce), che contribuiscono a restituirci di quel testo ulteriori elementi che ne definiscano il senso profondo (spesso polisemico).
I vantaggi riguardano però anche l’apprendimento semantico e la dimensione emotiva. Con le poesie internalizziamo infatti significati, concetti, idee, principi e valori ad esse associati, acquisiamo una maggiore consapevolezza e ricchezza emotiva e una più spiccata sensibilità rispetto ai grandi temi dell’esistenza umana, su testi che peraltro connotano in modo importante la nostra cultura e storia letteraria. Testi che facciamo così diventare parte costitutiva del nostro personale bagaglio culturale: una sorta di stabile presenza interiore, un vero e proprio arricchimento in profondità della nostra vita, diciamo pure un repertorio vitale. Si tratta infatti di strumenti importanti che, oltre a favorire lo sviluppo del nostro senso estetico, possono “aiutarci” in vari modi e momenti della nostra vita (per rallegrarci, farci riflettere, illuminarci, darci una direzione o un’idea, consolarci). Pensiamo a quanto Primo Levi si fosse disperatamente aggrappato al ricordo delle terzine dantesche per rifugiarsi in una dimensione alternativa al disumanizzante inferno di Auschwitz.
Si riscontrano anche vantaggi sull’autostima e sulla percezione di autoefficacia, per il senso di personale gratificazione collegabile all’aver portato a termine il non facile compito e all’aver saputo comunicare in pubblico (la classe) il testo memorizzato, dimostrando di aver anche saputo gestire l’ansia da prestazione.
La questione riguarda però il come proporre oggi didatticamente questa pratica, per massimizzarne i vantaggi ed evitare che essa diventi un mero e anacronistico tuffo nel passato.
Il primo punto, fondamentale, è l’ancoraggio al significato: non conta nulla imparare una poesia di cui non si capisce il senso profondo e, magari, neanche parte di quello letterale. Solo dopo un lavoro serio su quella poesia (di tipo semantico, fonologico, retorico, critico, ecc.) si potrà utilmente operare per la sua memorizzazione (approccio ermeneutico). La poesia non va “deglutita” a forza, ma “metabolizzata e assimilata”: in modo che diventi, alla fine, parte costitutiva di noi e del nostro modo di interagire cognitivamente ed emotivamente con la realtà.
Un secondo punto investe il principio di personalizzazione: gli alunni potrebbero ad esempio, soprattutto in una prima fase, scegliere, fra un certo numero di poesie affrontate (con lunghezze equiparabili, magari), quelle che sentono più vicine al loro sentire.
Inoltre, quel lavoro mnestico sulle poesie dovrebbe diventare parte di un percorso formativo più ampio, una sorta di punto di snodo per l’espressione individuale più attiva degli alunni: con produzione di commenti personali, diari di bordo, testi poetici propri “in dialogo” con quelli studiati, attività laboratoriali, prove autentiche, dibattiti su temi specifici, lavori di educazione socioemotiva, anche, perché no, con operazioni di lettura aumentata e didattica immersiva.
Attività didattiche che consentano insomma agli studenti comprensione profonda, riflessione personale ad alto livello, sviluppo di competenze e anche una più piena espressione di intelligenza divergente.
Alla fine, per tornare al nostro esempio, l’allievo dovrà essere aiutato a comprendere che il “Valentino vestito di nuovo”, che potrebbe aver imbarcato un po’ passivamente nella propria mente, ci parla soprattutto di un preciso universo contadino, di condizione dell’esistenza umana e dell’ingegnoso, determinato, ineffabile amore di una madre.
Consigliamo la lettura della vera storia del nostro “Valentino” (Valentino Arrighi) e della sua famiglia, nella tenuta di Giovanni Pascoli, a Castelvecchio: è molto interessante e tocca temi enormi legati alla società, all’economia e alla cultura del nostro Paese nei primi anni del Novecento. Aspetti sui quali sarebbe utilissimo riflettere con gli studenti. Si veda a questo proposito il bel blog all’indirizzo
https://paolomarzi.blogspot.com/2020/08/dalla-poesia-alla-realta-ecco-chi-era.html)
V. sul tema:
- U. Eco: “Caro nipote, studia a memoria”
(https://lespresso.it/c/idee/2014/1/3/umberto-eco-caro-nipote-studia-a-memoria/18021)
- Calvino: un talismano per il futuro? Imparare poesie a memoria (https://www.corriere.it/opinioni/23_marzo_15/calvino-talismano-il-futuro-imparare-poesie-memoria-3697b730-c35b-11ed-af09-a18a8fb0afbe.shtml)
- Liu, D., He, P. & Yan, H. An empirical study of schema-associated mnemonic method for classical Chinese poetry in primary and secondary education based on cognitive schema migration theory. Sci Rep 13, 20720 (2023). https://doi.org/10.1038/s41598-023-47826-x (An empirical study of schema-associated mnemonic method for classical Chinese poetry in primary and secondary education based on cognitive schema migration theory | Scientific Reports)
- ‘They sailed away, for a year and a day’: why learning poetry by heart is good for you (‘They sailed away, for a year and a day’: why learning poetry by heart is good for you | University of Cambridge)