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Educazione sessuale vietata alle medie, Sasso replica: “Landini farebbe qualche ora di affettività?”. Cecchettin deluso

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Stop all’educazione sessuale a scuola fino alla scuola media: lo scorso 15 ottobre, alla Camera dei Deputati, sono stati approvati alcuni emendamenti al provvedimento in merito a “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”, il cosiddetto Ddl Valditara o Ddl Sasso.

In particolare, è stato approvato un emendamento a prima firma di Giorgia Latini, con cui viene esteso il divieto di poter parlare di tematiche sessuali – oltre che ai bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria – anche a quelli della scuola secondaria di primo grado. 

PARTECIPA AL SONDAGGIO: giusto vietarla fino alle medie?

Inutile dire che le polemiche sono tantissime. A rispondere è stato lo stesso Rossano Sasso, il deputato della Lega, capogruppo in commissione Cultura, Scienza e Istruzione, fautore del provvedimento. Quest’ultimo ha replicato citando quanto detto dal segretario Cgil Landini alla premier Giorgia Meloni qualche giorno fa, definendola “cortigiana”, epiteto da molti considerato sessista.

La replica

“Nelle stesse ore in cui il capo del sindacato comunista insulta il presidente del Consiglio con un epiteto ingiurioso e sessista (Landini farebbe qualche ora di educazione affettiva?), a sinistra e in particolare il PD di Elly Schlein da un lato si rende protagonista di un silenzio imbarazzante e complice sulla vicenda, dall’altro attacca la Lega per l’argine che grazie al Ministro Valditara abbiamo posto alla deriva progressista dell’ideologia gender nelle scuole. La loro ossessione e volontà di ipersessualizzare persino bambini di 5 anni è pari all’aggressività con cui ci stanno attaccando da giorni, cercando di farci apparire come ‘medievali’ e ‘oscurantisti'”, ha detto.

“Dispiace per loro, ma la scuola italiana non è un carro che sfila al gay pride dove dimenarsi e ballare come piace fare al Segretario del PD. La scuola sia un ambiente sereno dove i bambini possano crescere e formarsi, lontani da attivisti ideologizzati e privi di competenze”, ha concluso.

Cecchettin deluso

“I ragazzi continueranno a imparare nel modo peggiore. Alle superiori, quando molti comportamenti sono già formati, rischiamo di arrivare troppo tardi. Se la scuola non offre uno spazio sicuro per parlare di affettività, di rispetto, di emozioni e di corpo, i ragazzi cercheranno risposte altrove: su internet, sui social, nelle serie Tv”, ha detto in un’intervista a La Stampa riportata da Open Gino Cecchettin, padre di Giulia, vittima di femminicidio e ormai simbolo della violenza di genere.

“Non si insegna con il divieto o con la paura, ma con la fiducia e con l’educazione condivisa tra scuola e famiglia. Qualcosa sta cambiando, anche se lentamente. Sempre più uomini cominciano a capire che non si tratta di fare la guerra ai maschi, ma di mettere in discussione la mascolinità tossica. Il cambiamento vero avverrà quando gli uomini sentiranno che questo percorso non toglie nulla, ma libera”.