
“Ho commesso un errore enorme. Ne porto il peso, umano e professionale. Ma se posso fare qualcosa perché quel gesto non sia stato del tutto inutile, sono pronto”: mi piacerebbe incontrare gli studenti nelle scuole per spiegare ai giovani cosa significa “cedere alla rabbia” e rovinarsi la vita per un post sbagliato. Sono le parole del docente campano 65enne di Tedesco di una scuola superiore di Cicciano, in provincia di Napoli, autore del post minaccioso su Instagram nel quale augurava “alla figlia della Meloni la sorte della ragazza di Afragola”, giovanissima vittima di femminicidio per mano dell’ex fidanzato maggiorenne.
Si tratta dell’insegnante, di cui ha parlato mezza Italia nel ponte del 2 giugno, che a distanza di poche ore dalla pubblicazione del post, dopo essersi ripetutamente scusato, avrebbe anche tentato il suicidio e successivamente realizzato un videomessaggio per chiedere “di non essere licenziato”, perché non ha “ucciso nessuno”.
A colloquio con ‘Il Roma’, l’insegnante di scuola superiore – al quale il 3 giugno è stata comunicata la sospensione cautelare “per garantire e tutelare la serenità della comunità scolastica” in attesa della definizione del procedimento disciplinare – sostiene di non volersi difendere e di non cercare attenuanti: chiede solo di “raccontare ai ragazzi cosa vuol dire distruggersi con una frase“, la cui paternità ha detto che sarebbe nemmeno sua ma dell’Intelligenza Artificiale.
Sempre alla testata giornalistica campana, il docente di Tedesco ha detto di volersi offrire “per un ciclo di incontri gratuiti per raccontare ai ragazzi cosa significa cedere alla rabbia, sbagliare, rovinarsi con una frase. Non voglio giustificazioni. Voglio solo spiegare cosa succede quando si attraversa quel confine. E soprattutto come non attraversarlo mai”.
Il professore ha anche ribadito la volontà di parlare con il presidente del Consiglio: una persona che “rinnova la richiesta di poter incontrare la premier Meloni – ha detto – non è solo un lavoratore: è un esempio. Anche quando sbaglia. E proprio perché ha sbagliato, deve mostrarsi. Senza maschere. Senza clamore. Io lo farò se qualcuno mi darà questa possibilità”.
Infine, il docente ha dichiarato che “gli odiatori seriali sui social sbagliano gravemente. L’odio disumanizza. Chi lo riceve, certo. Ma anche chi lo pronuncia. Io l’ho imparato nel modo più duro. E ora voglio raccontarlo”.
Nel frattempo, il docente dovrà anche fare i conti con il procedimento disciplinare avviato nei suoi confronti: la sua convocazione, come ha anticipato “La Tecnica della Scuola” all’indomani dell’accaduto, non potrà comunque svolgersi prima del 22 giugno. E solo dopo averlo audito, l’Ufficio scolastico regionale della Campania potrà decidere l’eventuale sanzione da comminare.
Inoltre, sul comportamento dell’insegnante campano è stata anche avviata un’inchiesta da parte della Procura di Roma, che andrà a verificare gli eventuali reati penali e civili derivanti dall’utilizzo maldestro e denigratorio dei social media, con la doppia aggravante che a realizzarli è stato un insegnante e che l’obiettivo delle sue pesanti minacce è stata una bambina in tenera età.
Infine, vale la pena sottolineare che un paio di giorni fa il docente campano autore del post minaccioso aveva detto di non avere più “commenti da fare, ogni mia dichiarazione mi si ritorce contro. Da ora resto in silenzio”.
A questo punto, a nostro avviso rimangono salde le possibilità che l’amministrazione scolastica regionale decida anche di chiedere di sottoporre lo stesso docente di Tedesco, titolare in un istituto di Cicciano, ad una visita medico collegiale, al fine di verificare se risulta effettivamente in possesso dei requisiti per insegnare a dei ragazzi.