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La cultura non è merce e la scuola non deve essere un progettificio

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Siamo di fronte ad una scuola che non fa più cultura, che non insegna più i valori del sacrificio, dell’impegno e del lavoro per il futuro, ma siamo sui margini di una deriva strutturalista della scuola che si è trasformata in una sorta di involucro pieno di proposte e idee vacue e prive di senso, le quali pongono all’orizzonte non più il sapere, la conoscenza, ma la mercificazione.

Insomma una deriva che ha trasformato la cultura e la conoscenza in merce da vendere perché alimentata dal “dio denaro” che livella e annulla ogni forma di cultura. E questa mercificazione viene continuamente avvalorata da una miriade di progetti che non hanno alcuna valenza pedagogica e formativa, ma soltanto un contenitore per creare business, capace di alimentare forme di scontri, lotte intestine all’interno delle istituzioni scolastiche a chi ne può accaparrare di più e meglio in quantità industriale per portarsi a casa un bel gruzzoletto.

Altro che progetti finalizzati a scopi didattici. Anzi se si cancellassero sarebbe meglio, perché in siffatto modo si troverebbero le risorse necessarie per incrementare gli stipendi degli insegnanti ridotti a suon di tasse, ormai all’osso.

Appare urgente fermare assolutamente la deriva di una scuola che fa soltanto progetti, perché la scuola non è fatta solo di progetti, ma è il luogo in cui l’alunno deve acquisire le conoscenze, altrimenti si forma una generazione di analfabeti funzionali e cronici.

Le scuole hanno, di questo passo, perduto la loro funzione formativa trasformandosi in vere e proprie “officine” di progetti, dove la parola “progetto” ha una valenza importantissima: non formare gli alunni, ma fare solo business. La colpa è da attribuirsi ad una serie di riforme che negli ultimi anni hanno stravolto la mission della scuola, trasformandola in un luogo in cui si fanno solo progetti e si mettono da parte le discipline di studio.

Ecco che così le scuole hanno perso la connotazione di essere ambienti educativi adatti all’apprendimento e alla socializzazione degli alunni. Anzi tutt’altro: solo ambienti in cui l’alunno che dovrebbe essere il destinatario principale ne è diventato l’ultima “ruota del carro”. Basta che si accontentano con i progetti. La scuola all’avanguardia, tuttavia, non la fanno i soldi, ma la fanno gli insegnanti qualificati che giornalmente lavorano sodo nelle aule e non quelli che fabbricano progetti a iosa per poi ricevere gli emolumenti, Se continuiamo così quale messaggio diamo alle nuove generazioni? Diamo solo il messaggio squallido che tutto è finalizzato ai soldi.

No alla mercificazione della cultura e della scuola, quale istituzione che educa e che forma.

Mario Bocola