
Sta facendo discutere in questi giorni la correzione di una docente al compito di un bambino di una scuola primaria di Treviso. Tutto è nato da un errore grammaticale in una verifica: la maestra ha scritto sul quaderno dell’alunno una nota severa – “puoi anche stare a casa” – che ha indignato i genitori.
Mamma e papà del bambino in questione parlano, come riporta Il Corriere della Sera, di “metodi disciplinari severi e punitivi che hanno generato grave disagio in nostro figlio”. Secondo loro non si tratta di un caso isolato, inoltre.
La mamma, per provare a gestire la situazione di difficoltà di suo figlio si è recata dai Carabinieri. Non ne ha solo parlato in famiglia, dunque, non ha solo cercato di risolvere la tensione, ma presa dallo sconforto ha cercato anche le forze dell’ordine. “La sera del 12 maggio 2025 – scrive la donna – mi sono recata personalmente alla stazione dei Carabinieri per un colloquio informativo e per chiedere un consiglio sul percorso più idoneo per far sì che mio figlio potesse tornare serenamente in classe senza timori”.
La testimonianza
I due parlano del bimbo come “sempre più scosso e terrorizzato dall’andare a scuola per l’atteggiamento discriminatorio e punitivo della maestra”. “Ciò che va avanti da troppo tempo è il profondo disagio psicosomatico vissuto da nostro figlio – dicono i genitori – episodi ricorrenti di vomito, diarrea e mal di stomaco prima di andare a scuola, sintomi che, secondo il parere della pediatra, indicano un evidente disagio emotivo legato all’ambiente scolastico. Tant’è che la stessa pediatra ci ha suggerito un percorso di supporto in un centro per l’età evolutiva, volto a offrire al bambino uno spazio di ascolto e terapia di dialogo per alleviare il suo malessere. A tale scopo abbiamo già calendarizzato delle visite programmate di colloqui psicoterapici per ristabilire sicurezza nell’autostima, fiducia nell’insegnamento, con test per DSA”.
“Nostro figlio è un ragazzino di quasi undici anni, intelligente e vivace, con molte passioni, tra cui la musica e il calcio: nel tempo libero suona la batteria – scrivono i genitori -. Negli ultimi mesi, però, abbiamo assistito a un progressivo aumento della sua ansia e della sua paura, alimentate dagli atteggiamenti vessatori della docente, che lo ha ripetutamente minacciato di escluderlo dalla gita scolastica e dal saggio di fine anno. Alla luce del regolamento dell’istituto, non ci risulta, però, che simili misure punitive siano previste, tantomeno giustificate da semplici errori scolastici come scrivere le iniziali di due città in minuscolo anziché in maiuscolo. La situazione è diventata per noi inaccettabile quando, oltre a leggere l’ennesima nota scritta in modo inappropriato, abbiamo appreso da diverse testimonianze di altri bambini, che nostro figlio era stato costretto a rimanere in piedi fuori dall’aula per due ore consecutive durante la lezione, appoggiato al muro, subendo un’umiliazione inaccettabile. Di fronte a questi fatti di reiterata mortificazione verso nostro figlio e che ci hanno seriamente preoccupato per l’andamento della sua salute, abbiamo scelto di intervenire con determinazione come genitori, anche in forza del fatto che le nostre istanze erano state, in più occasioni, minimizzate durante il colloquio avuto con la dirigenza dell’istituto. Siamo pertanto delusi da un’istituzione che dovrebbe essere luogo di crescita, accoglienza, rispetto e stabilire alleanze con la famiglia”.
La prima formalizzazione alla scuola sarebbe stata fatta il 13 maggio “con una comunicazione epistolare via e-mail portando a conoscenza il problema che da mesi coinvolge nostro figlio e il trattamento che gli veniva riservato. Lo stesso giorno la scuola ci ha risposto per iscritto, sostanzialmente precisando che “le azioni correttive adottate non mirano a svalutare il bambino ma a stimolarlo”. È stato quindi concordato un incontro per mercoledì 14 maggio e siamo stati ricevuti in sede dalla dirigenza scolastica locale”.
Dopo i colloqui, tuttavia, qualcosa è cambiato, dicono: “Abbiamo riscontrato un improvviso cambio di atteggiamento da parte della maestra – spiegano – nostro figlio è stato reintegrato nella classe (dove fino a quel momento veniva escluso durante le ore della docente), è stato rimosso il provvedimento punitivo che lo obbligava a restare seduto durante la ricreazione senza poter socializzare né interagire con i compagni, ed è stato riammesso alla partecipazione alla recita di fine anno della classe quinta. È solo ed esclusivamente per tutelare nostro figlio da queste sofferenze e per difendere anche altri bambini che potrebbero vivere situazioni analoghe di disagio e malessere, che abbiamo ritenuto doveroso informare l’opinione pubblica”.
“Toni che descrivono le cose in un modo che non corrisponde alla realtà”
Intervistato da Il Corriere della Sera il dirigente scolastico ha difeso il metodo dell’insegnante. “C’è stata un’esternazione di un’insegnante sul quaderno di un bambino di quinta che sicuramente può essere definita ‘una caduta di stile’. Ma voglio chiarire fin da subito che quei toni non sono assolutamente parte dei suoi metodi abituali. La maestra lavora con noi da vent’anni. Non solo, è stata insegnante di quel ragazzino fin dalla prima elementare, quindi si conoscono da cinque anni e non è mai successo nulla, nessuno ha mai avuto niente da rimproverarle”, ha ribadito.
“La maestra aveva consegnato delle verifiche che i bambini avrebbero dovuto correggere a casa, sistemando gli errori. Dopo diverse mancate correzioni è sbottata. Mi sembra chiaro che ha commesso un errore, sbottare con i bambini non va mai bene tenendo conto della loro età e della possibilità che le indicazioni date non vengano rispettate. Non possiamo chiedere la perfezione a un bambino, lo sappiamo bene. Ma il testo in questione era il frutto di una situazione ripetuta. Come scuola abbiamo provato fin da subito a ripristinare un dialogo sereno e la maestra si è scusata, avendo chiaro l’errore commesso”, ha spiegato.
Il dirigente ha anche parlato di quanto affermato dai genitori in merito ad alcune punizioni della maestra: “In quel caso però mi sento di dire che sono stati usati toni che descrivono le cose in un modo che non corrisponde alla realtà. Se durante la ricreazione un bambino sta esagerando e le maestre gli chiedono di sedersi accanto a loro qualche minuto per calmarsi non fanno assolutamente niente di sconveniente, diciamolo una volta per tutte! Lo stesso se gli chiedono di calmarsi fuori dall’aula con la porta aperta per qualche minuto per contenere l’esuberanza. Nella lettera si cita anche il teatro. Al bambino non è stato tolto alcun teatro, al massimo gli è stato detto di comportarsi bene altrimenti non avrebbe fatto lo spettacolo. Pur nel rispetto delle impressioni dei genitori credo che il quadro descritto non sia pienamente aderente alla realtà. Non ci appartiene questo tipo di approccio. Tanto più che appunto, era la sua insegnante da cinque anni”.
“Ho chiesto loro perché hanno reso pubblica la notizia. Mi hanno detto che ritenevano che fosse il caso di farlo per cominciare a dibattere su questi temi, che sono presenti – dicono- in molte scuole. Lo hanno fatto per segnalare, a loro dire, i ‘modi retrogradi’ di questo istituto. Io resto in ogni caso amareggiato”, ha concluso.