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Smartphone in classe, in Francia messi al bando: da noi si vuole introdurli a sostegno della didattica

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Si torna a parlare dello Smartphone in classe. Mentre in Italia il ministero dell’Istruzione, per volontà della ministra Valeria Fedeli, ha incaricato una commissione di esperti per valutare se e come introdurre l’utilizzo, da parte degli alunni, a sostegno della didattica (con le conclusioni che dovrebbero arrivare nelle prime settimane del 2018), in Francia i vertici del Governo li mettono al bando da tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado.

Il presidente Emmanuel Macron lo aveva promesso

Il piano, del resto, era pronto da tempo: il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, già in in campagna elettorale aveva promesso che si sarebbe impegnato per vietare i cellulari alle scuole elementari e medie: ora, il 10 dicembre, il ministro dell’Educazione nazionale, Jean-Michel Blanquer, ha assicurato che l’impegno preso dal Capo dello Stato transalpino sarà mantenuto a partire dal prossimo anno scolastico.

Il divieto potrebbe non essere assoluto

A colloquio con LCI-RTL-Le Figaro, il responsabile del corrispettivo nostro dicastero dell’Istruzione, ha detto che “Fra nove mesi i telefoni dovranno essere spenti appena superato il portone di scuola e non più soltanto durante le lezioni”.

I dispositivi, tuttavia, potrebbero non essere messi sotto chiave e riabilitati obbligatoriamente a fine lezione: “A volte – ha aggiunto il ministro – si può avere bisogno del telefono cellulare per usi pedagogici, per situazioni di urgenza, dunque bisogna che restino in qualche modo confinati”.

“Ci sono delle scuole medie che sono già riuscite a farlo”, ha concluso il responsabile dell’educazione francese.

Una posizione intermedia tra sostenitori e apocalittici

Il modello risulta, da una prima sommaria analisi, una posizione intermedia tra chi li vorrebbe sempre a portata di mano degli alunni, perché da costoro intesi dei mezzi tecnologici a supporto della didattica, e chi invece li vorrebbe tenere sempre spenti, come l’Invalsi, che teme ripercussioni negative per i lavori di gruppo, ma anche diversi esperti e docenti accademici, come Adolfo Scotto Di Luzio, professore di Storia della Pedagogia all’Università degli Studi di Bergamo, per il quale “offende i docenti e distrae gli alunni”.

Sull’argomento, ricordiamo infine la sottolineatura della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli: “Quando si usano a scuola gli strumenti del digitale non bisogna pensare che ci sia un uso libero e personale: è esattamente il contrario, è un uso collettivo e consapevole, sotto la guida dei docenti”.