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Sondaggio femminicidio, i dirigenti scolastici: “La scuola non può sostituirsi alle famiglie e ai social”

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Si discute ancora del caso del sondaggio choc sui femminicidi contenuto in una chat di classe di uno studente di una scuola di Bassano del Grappa, in Veneto. Si tratta di un sondaggio in cui si chiede: “Chi meritava di più di essere uccisa, Giulia Cecchettin, Giulia Tramontano o Mariella Anastasi?”.

“Ferma condanna”

Mentre lo stesso ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha annunciato che la scuola degli studenti in questione prenderà provvedimenti e il ragazzo in questione si è scusato, ad intervenire sono stati i dirigenti delle scuole di Bassano del Grappa – Asiago con un comunicato.

Ecco le loro parole: “In merito al gravissimo episodio avvenuto in una chat privata, tra compagni di classe, in cui un ragazzo ha postato un sondaggio offensivo e disumanizzante nei confronti di tre donne vittime di femminicidio, desideriamo esprimere innanzitutto la nostra ferma condanna per un gesto che, al di là della sua apparente superficialità, rivela una preoccupante mancanza di consapevolezza del rispetto dovuto alla vita, alla dignità delle persone e al dolore delle famiglie coinvolte.

Come dirigenti scolastici delle scuole del territorio di Bassano del Grappa – Asiago, sentiamo il dovere di ribadire che le nostre istituzioni sono da tempo impegnate con determinazione nell’educazione alla legalità, al rispetto, alla cittadinanza attiva e responsabile. Ogni giorno, nelle aule e nei progetti educativi, lavoriamo per formare bambini e bambine, ragazze e ragazzi capaci di pensiero critico, empatia e rispetto dei valori fondamentali della convivenza civile.

La scuola come presidio educativo è a fianco delle famiglie e delle agenzie formative nel percorso di sviluppo delle competenze di cittadinanza. Questo richiede un intervento sinergico, dove ognuno possa contribuire secondo il proprio ambito e il proprio ruolo educativo. In questo senso, non possiamo non osservare con preoccupazione il modo in cui questa vicenda è stata inizialmente divulgata da alcuni adulti attraverso i social e i media, spesso con toni sensazionalistici e senza la necessaria riflessione educativa. La rapidità con cui è stata rilanciata un’immagine così dolorosa, senza un contesto né un pensiero formativo, rischia di trasformare un episodio grave in uno strumento di esposizione mediatica piuttosto che in un’occasione di crescita collettiva, mettendo in ombra o dimenticando le energie positive che vengono da tanti studenti e studentesse che si impegnano per una società migliore.

Necessaria un’azione sinergica

Siamo convinti che davanti a fatti di questa natura sia necessaria una riflessione condivisa e profonda. La scuola, pur nella sua funzione essenziale, non può sostituirsi al ruolo delle famiglie, dei media, delle piattaforme digitali e dell’intera comunità educante.

Le scuole rimangono al fianco delle famiglie, delle istituzioni, delle associazioni, dei media nell’impegno a contrastare ogni forma di violenza verbale, simbolica e culturale, affinché nessun ragazzo o ragazza possa più ritenere accettabile l’idea di trasformare in gioco ciò che è tragedia e dolore reale. Le nostre azioni educative continueranno, con il supporto, il sostegno e la corresponsabilità di tutta la comunità educante”, concludono.

Insomma, come ci ha detto una delle dirigenti in questione, “Senza un’azione sinergica tra famiglie, per prime, scuola e agenzie educative si risolve poco. L’educazione affettiva che fanno le scuole, senza un’educazione affettiva da parte delle famiglie è sicuramente monca”.