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Valeria Angione, l’influencer chiarisce: “Femminicidi, colpa di scuola o famiglia? Tutti responsabili, ma tutti=nessuno”

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In queste ore stanno rimbalzando ovunque le parole dell‘influencer e attrice Valeria Angione che ieri, 29 maggio, ha incalzato il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, in merito al femminicidio di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa ad Afragola dall’ex fidanzato.

“Fidanzata a 12 anni? Non è un problema della ragazza”

De Luca agli Stati generali dell’ambiente a Napoli, ha detto: “Era fidanzata da due anni con un ragazzo, da quando cioè aveva 12 anni. È normale che una ragazza di 12 anni, che è una bambina, si fidanzi senza che nessuno dica niente? Per me è un problema”. L’influencer lo ha interrotto però dicendo che “non è un problema della ragazza che aveva 14 anni ma del ragazzo che l’ha ammazzata”.

Poi, su Instagram, la 29enne ha voluto fare una riflessione più ampia: “Abbiamo un grosso problema tutti noi, nessuno escluso, a portata degli occhi di tutti. Oggi è Martina, ieri Giulia, Ilaria, Sara ma potrei continuare a elencare le centinaia di donne UCCISE da uomini, perché avevano deciso di interrompere una relazione TOSSICA o, semplicemente, perché desideravano un’altra vita senza di loro. LIBERE. Abbiamo il PROBLEMA e purtroppo non abbiamo la soluzione. Quello che ho detto ieri sul palco, voleva sottolineare la responsabilità del ragazzo ma soprattutto di quell’azione cruda e crudele, dove non ci possono essere o trovare attenuanti. E anche sulla parola – MASCHIO – si sono concentrati alcuni commenti. Il mio riferimento al MASCHIO, ovviamente, non era – e non è – contro il genere maschile (non ho alcun motivo di voler creare altro odio..perché dovrei?) Ma non possiamo nascondere che il maschio che uccide una donna fa parte di quella categoria maschile, misogina, patriarcale; che giustifica, tollera, consente il dominio, il possesso, la proprietà del maschio sulla donna al punto da considerare tutto questo ‘normale’. Non tutti gli uomini, ma è sempre un uomo”.

“Abbiamo già iniziato a fare qualcosa?”

Ed ecco il riferimento alla scuola: “E torniamo al PROBLEMA. Che origine ha? A chi appartiene? Sociale, culturale, mancanza di educazione, mancanza di sostegno dalle istituzioni? Mancanza di punti di riferimento in famiglia? A scuola? Forse un po’ tutti coinvolti e tutti responsabili. Questo è il vero problema, tutti=nessuno. Nessuno che coinvolge le famiglie per educare i propri figli al rispetto, alla tolleranza. Nessuno che inizia veramente un percorso formativo/educativo dalle scuole primarie. Nessuno che interviene al primo AVVISO, perché lo sappiamo.. ce ne sono sempre altre. Ma vengono sottovalutate per chissà quale motivo”.

“E qui mi fermo per chiedere, per chiedervi..ma soprattutto chiedermi..abbiamo già iniziato a fare qualcosa? Sicuramente ci vogliono leggi che guardino al futuro e una politica che si senta coinvolta in quello che è questo tragico conteggio di morti che viene celebrato il 25 Novembre. Siamo consapevoli che la soluzione non la vedremo domani o tra un anno, di tempo ce ne vorrà, ma iniziare, all’interno delle nostre famiglie, al lavoro, nelle nostre amicizie, ci darà la speranza che realmente qualcosa cambierà. Educazione, Dialogo, confronto. Sempre, anche su palchi importante come quello di ieri”, ha concluso.

Insomma, secondo Angione non bisogna mai colpevolizzare la vittima. Lo psicologo Paolo Crepet sembra essere invece sulla stessa lunghezza d’onda di De Luca. Secondo lui il problema è l’educazione dei genitori, anche della vittima.

“Sono 30 anni che lo dico, ma per favore – ha ribadito all’Adnkronos -. Chi afferma che ci sono esseri umani che fino al sabato pomeriggio sono dei santi e poi lunedì sono dei feroci assassini, lo raccontino nelle più brutte favole della storia”. Quello che sta accadendo, la violenza, i femminicidi, sono per Crepet “quello che abbiamo voluto. C’è qualcuno contro i social? Qualcuno che ha detto che a 13 anni non si possono usare i social? Se uno ha un profilo social a 11 anni c’è un problema. Non prendiamoci per i fondelli, perché di fronte a una morta ammazzata almeno la dignità di non raccontarci le balle tra noi”.

“Basta, finiamola. Che facciamo, l’ennesima fiaccolata? Rispetto per chi non c’è più. Abbiamo celebrato la serie ‘Adolescence‘, ma nessuno ha, però, ragionato sul suo significato, sulla storia – continua -. Siamo in un baratro per puro egoismo, per pace sociale, perché non vogliamo sentire il peso di tutta questa cosa. Questa sera decine di migliaia di ragazzine a 13 anni usciranno, non alle nove, a mezzanotte. Non ho mai conosciuto un padre che si mette davanti alla porta. Anzi, quel padre o quella madre non solo aprono la porta e gli dicono ‘divertiti’, ma gli danno pure 100 euro. La colpa è di chi sceglie di star zitto, di far l’indifferente, di chi sceglie di dire ‘ah, ma chissà da quale famiglia è venuto fuori quello lì, noi siamo un’altra cosa’. Non abbiamo ascoltato Pasolini 40 anni fa, quando parlava del Circeo e adesso siamo qua”.